Traffico armi. Arresto iraniani, Teheran: “Nuova messa in scena contro l’Iran”
05 Marzo 2010
di redazione
L’ambasciatore italiano a Teheran Alberto Bradanini è stato convocato ieri sera dal ministero degli Esteri iraniano per fornire spiegazioni circa l’arresto del giornalista Nijad Hamid Masoumi e di altri cittadini iraniani in Italia con l’accusa di essere coinvolti nel traffico illegale di armi. È quanto riferisce oggi l’agenzia di stampa Irna.
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha detto che l’arresto dei due iraniani con l’accusa di essere agenti dei servizi segreti è una "manovra politica" destinata a creare ulteriori tensioni tra Roma e Teheran. "È una questione molto seria", ha aggiunto il portavoce che ha definito l’inchiesta della Guardia di Finanza di Milano "un’altra iniziativa propagandistica contro l’Iran". "Seguiamo seriamente la vicenda – ha aggiunto il portavoce – e l’ambasciatore italiano a Teheran è stato convocato per dare spiegazioni sulla questione".
La Farnesina ha confermato la convocazione di Bradanini. Fonti locali hanno riferito alle agenzie che l’Iran ha chiesto l’immediato rilascio dei suoi due cittadini, finiti in carcere con cinque italiani: Hamid Masoumi-Nejad, 51 anni, giornalista della televisione iraniana accreditato da anni presso la Sala stampa estera a Roma, dove è molto conosciuto, e Ali Damirchilu, di 55 anni, arrestato a Torino. Altri due iraniani risultano invece latitanti.
Finora non c’è stato nessun commento da parte della procura di Milano sulla richiesta avanzata dal ministero degli Esteri iraniano. Dell’indagine, che ha portato anche all’arresto di 5 italiani, si sta occupando il procuratore aggiunto Armando Spataro, che ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione riguardo la richiesta iraniana. La televisione di Stato iraniana ha affermato ieri che si tratta di una "una nuova messa in scena dell’Italia contro l’Iran" che "fa parte del piano americano-sionista di accusare ingiustamente la Repubblica islamica". L’emittente ha accusato anche le catene satellitari arabe Al Arabiya e Al Jazira di essere "entrate in campo per dare una mano alla nuova grande ondata di bugie contro l’Iran" nei loro servizi dedicati all’inchiesta di Milano.