Trattato di Lisbona. Dopo il flop del 2008, l’Irlanda va verso il sì
03 Ottobre 2009
di redazione
Exit poll condotti informalmente da alcuni partiti irlandesi sembrano indicare una vittoria del "sì" nel referendum irlandese sul Trattato di Lisbona: il corrispondente politico della tv pubblica Rte David McCullagh ha detto che, secondo queste indicazioni, le schede positive si attesterebbero attorno al 53%.
Contemporaneamente un exit poll fatto dal partito Fine Gael su 1.000 elettori considerati rappresentativi in 33 seggi indica una vittoria del "sì" con il 60%. Quest’ultimo dato è stato dato dal responsabile elettorale del Fine Gael, Billy Timmons. La tv Rte enfatizza comunque la parzialità del campione, ricordando che solo dalle 9 di domattina (le 10 in Italia) ci saranno i primi risultati attendibili. L’Irlanda, dunque, per la seconda volta in 18 mesi ha detto la sua sul Trattato di Lisbona, e di fatto sul futuro dell’Unione Europea.
A partire dalle 9 inizierà il conteggio dei risultati inviati dai 43 collegi elettorali al Castello di Dublino. Già a fine mattinata tutto dovrebbe essere chiaro. Dalle 7 di ieri alle 22 (le 23 italiane) circa 3,1 milioni di irlandesi hanno detto "sì" o "no" nella ripetizione del referendum sul Trattato, bocciato nel giugno 2008 con il 53,4% di voti contrari. La posta in gioco è alta: se vincerà il Sì la pressione sui leader euroscettici di Polonia e Repubblica Ceca diverrà probabilmente sufficiente a farli ratificare e ad avviare la trasformazione dell’Unione a 27, da troppo tempo in stallo.
Un secondo "no" irlandese sarebbe invece un sisma che aprirebbe crepe nella stessa struttura dell’Ue, gettando nell’incertezza il suo sviluppo futuro e, per alcuni, la tenuta stessa dell’Unione. L’affluenza, piuttosto fiacca durante gran parte del giorno, in serata è andata riprendendosi, e secondo Rte potrebbe aver superato quella del referendum del giugno 2008, quando votò il 53,13% degli aventi diritto. In ogni caso non c’è un quorum da raggiungere. Alla vigilia, come negli ultimi mesi, il "sì" è stato dato vincente nei sondaggi, e gli exit poll sembrano incoraggianti per i sostenitori di Lisbona. Ma a Dublino regna la cautela.
Il Trattato ha avuto il sostegno di grande aziende – fra tutte Ryanair, i cui aerei esibiscono un messaggio a favore del "sì" – e di tutti i partiti politici maggiori, meno lo Sinn Fein e l’estrema sinistra. Ma in Irlanda c’è un forte malcontento, una rabbia quasi palpabile: dopo essere stata un fenomeno economico più che decennale, l’isola è tornata ad annaspare, travolta dalla crisi internazionale. Tutti, in qualche modo, mugugnano contro Cowen e il suo governo, e lo scorso anno la bocciatura del Trattato fu in larghissima parte una bocciatura del governo pro-Lisbona da parte di un elettorato che non riuscì a vedere la differenza tra le questioni domestiche e il progetto politico che veniva sottoposto al loro giudizio.
Le prime, ufficiosissime e parziali indicazioni sembrano dire che la rabbia e la paura per la perdita di sovranità agitata come spauracchio dal fronte del No, stavolta potrebbero non aver fatto breccia. Ma l’attesa trepidante dell’Europa dovrà durare ancora alcune ore.