Tremonti vara la Finanziaria light da 3 miliardi

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Tremonti vara la Finanziaria light da 3 miliardi

21 Settembre 2009

La parola d’ordine resta "prudenza", nonostante  la stima relativa al Pil nel 2009 migliori e da -5,2% passi a -5 per cento, come quella sul deficit che in rapporto al Pil si attesterebbe al 5% dal 5,3% stimato nel Dpef. Ma il quadro è ancora incerto e bisogna essere prudenti, ecco perché anche la Finanziaria 2010 sarà snella e punterà a preservare i conti pubblici, in linea con il piano triennale varato dal governo lo scorso anno.

Non sono escluse però modifiche nel corso dell’iter parlamentare: eventuali aggiustamenti sul 2010 saranno valutati sulla base di maggiori entrate provenienti, come ha fatto sapere lo stesso ministro, dal rientro dei capitali dall’estero, che saranno poi convogliati in un fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Come dire, sarà dall’efficacia dello scudo fiscale che dipenderà la fisionomia finale della manovra. Intanto, il Governo domani si appresta a varare una manovra di circa 3-4 miliardi al netto della spesa per il rinnovo del contratto per i dipendenti pubblici nel triennio 2010-2012.  Light e, spera il ministro Tremonti, il più “indolore” possibile sul fronte delle polemiche interne, in maniera tale da poter partire alla volta di Pittsburgh per il G20, con qualche grattacapo in meno. Pochi articoli e tabelle, certo, ma parecchi punti di tensione.

Quello che normalmente viene considerato un passaggio tradizionale, l’incontro con parti sociali e Regioni autonome, s’è già schiantato sul primo no da parte delle Regioni che oggi per protesta hanno disertato l’incontro del pomeriggio fissato dal governo a Palazzo Chigi. All’Esecutivo si contesta di rinviare le richieste di chiarimento su alcuni punti giudicati irrinunciabili dai governatori, come il Patto per la salute e le risorse per i Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate).

Un incontro a Palazzo Chigi il 5 agosto si era concluso con un nulla di fatto (il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani parlò di "rottura" con l’esecutivo). Le parti si erano date nuovamente appuntamento  il 4 settembre, riunione poi slittata e riconvocata per giovedì scorso, 17 settembre. Ma anche quest’appuntamento è saltato: nella mattinata di giovedì, mentre era in corso una Conferenza delle Regioni straordinaria proprio per preparare il successivo incontro con il premier in agenda poche ore dopo, l’incontro è stato annullato a causa di sopraggiunti impegni istituzionali di Berlusconi. Così oggi in segno di protesta – come piace dire a Errani –  le Regioni hanno colto la palla al balzo per disertare l’appuntamento chiave di ogni politica economica di Governo, il confronto sulla Finanziaria.

Non è andata meglio sul fronte sindacale. L’ "asse" in questione gioca la propria partita chiedendo il rispetto degli impegni sui rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, per i quali servirebbero per il triennio oltre 7 miliardi, di cui 2-2, 2 per il 2010. Spesa che con ogni probabilità verrà rinviata ai prossimi mesi dal momento che per ora le uniche risorse definite sembrano esssere i 580 milioni di euro destinati a coprire il periodo di vacanza contrattuale. Al tavolo con il Governo sulla Finanziaria per il 2010 i 3 leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto interventi su Cig e sul fisco con un tavolo sul taglio delle tasse ai lavoratori dipendenti. Netta la bocciatura da parte del leader della Cgil, Guglielmo Epifani, sull’impianto della manovra "che anche quest’anno non aiuta l’economia".  Confindustria intanto prosegue il pressing affinché misure già in cantiere, che hanno prodotto buoni risultati, siano completate, dalla Tremonti-ter a Basilea 2 fino alla moratoria per i debiti delle Pmi, senza dimenticare la Cassa integrazione i cui finanziamenti dovranno all’occorrenza essere estesi.

Altra criticità è legata alla prosecuzione o meno degli incentivi. Per Marchionne non prorogarli sarebbe un disastro.  Più sobria, ma sulla stessa lunghezza d’onda Emma Marcegaglia secondo cui “il 2010 sarà ancora un anno difficile. Per cui ci sarà la necessità di continuare a sostenere i settori strategici come l’auto e l’edilizia”. In questo caso però, Tremonti prende tempo.  Molto dipenderà dall’andamento del gettito fiscale nell’ultimo periodo dell’anno e soprattutto dagli effetti sull’erario dello scudo fiscale per il rientro dei capitali, di cui probabilmente saranno allargate le maglie per favorire un maggior numero di adesioni.

Con ogni probabilità quindi, la cosiddetta fase due – quella che con incentivi, detassazioni e ulteriori risorse per le opere pubbliche, avrà il compito di sostenere la ripresa e accelerare la crescita – verrà fatta scattare dall’Esecutivo soltanto nel momento in cui i segnali di ripresa saranno visibili e attendibili.