Turchia; Ankara, centomila contro il velo al mausoleo Ataturk

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Turchia; Ankara, centomila contro il velo al mausoleo Ataturk

02 Febbraio 2008

Sono passati da 40mila a centomila e continuano ad aumentare i turchi laici che protestano ad Ankara contro il governo, preoccupati che il loro Paese diventi “un nuovo Iran”.

Radunati di fronte al mausoleo di Mustafa Kemal Ataturk, il “luogo sacrosanto” del padre fondatore della Turchia moderna e laica proclamata nel 1923, i manifestanti protestano contro il disegno di legge che liberalizza il velo islamico nelle università, approvata ieri fra le polemiche dalla Commissione per gli affari costituzionali della Tbmm, la grande assemblea nazionale turca.

L’appello a manifestare era stato lanciato da 35 organizzazioni – fra le quali molte associazioni femministe – che denunciano il progetto del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) al potere – di ispirazione islamica – e del partito nazionalista di permettere alle studentesse velate di entrare nei campus universitari. “Difenderò la laicità fino all’ultima goccia del mio sangue perché è il nostro valore più prezioso” ha dichiarato Cemil Yasavul (46 anni), una manifestante che chiede le dimissioni del governo, aggiungendo che “questo partito vuole trasformare la Turchia in uno Stato islamico come l’Iran”.

“La Turchia è laica e resterà tale” e “Siamo i soldati di Mustafa Kemal” sono alcuni degli slogan scanditi dalla folla che ha fischiato il governo del Primo ministro Recep Tayyip Erdogan, ex militante islamico la cui moglie e le cui figlie non appaiono mai in pubblico senza il foulard islamico. Fra i manifestanti anche molti professori i quali hanno sfilato contro la bozza di legge e avvertito che potrebbero boicottare i corsi se le studentesse con il velo si dovessero presentare.

La revisione costituzionale che permetterebbe alle studentesse di indossare il velo, attualmente bandito nelle sedi universitarie come simbolo religioso, deve essere votata la settimana prossima dai deputati, anche se potrebbe essere fermata dalla Corte costituzionale. (fonte Afp)

APCOM

 

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