UK/Sharia. Elisabetta II preoccupata per polemiche

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UK/Sharia. Elisabetta II preoccupata per polemiche

13 Febbraio 2008

La regina Elisabetta II non ha espresso alcuna opinione sulle affermazioni dell’Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, che aveva definito “inevitabile” l’adozione di alcuni aspetti della legge coranica nel sistema legale inglese.

Ma secondo fonti di Buckingham Palace la sovrana sarebbe preoccupata dalle polemiche che rischiano di danneggiare la Chiesa Anglicana in un momento particolarmente delicato della sua storia.

Come spiega il quotidiano britannico The Daily Telegraph, la Comunione Anglicana – di cui Elisabetta è nominalmente la massima autorità – si trova di fronte al rischio di uno scisma dopo la decisione della Chiesa Episcopale – la denominazione anglicana negli Stati uniti – di ordinare vescovi omosessuali.

In un memorandum inviato dalla Chiesa anglicana ai parlamentari britannici si nota come Williams non abbia avanzato alcuna proposta perché la legge coranica sia introdotta in Gran Bretagna come sistema legale parallelo, ma abbia solo “esplorato i limiti di un sistema legale laico e unitario di fronte ad una società sempre più plurale”.

Williams – in una conferenza sul rapporto tra legge e religione – aveva definito “inevitabile” l’applicazione parziale della legge coranica in Gran Bretagna in materia per esempio di divorzio e di dispute finanziarie: la Chiesa anglicana sottolinea come l’Arcivescovo avesse “voluto semplicemente osservare come determinati aspetti della sharia siano già riconosciuti dalla legge nella nostra società”.

Le critiche sono piovute non solo dal mondo politico e dalla stessa comunità islamica britannica, ma anche dal vescovo anglicano di Rochester, Michael Nazir-Ali, il quale ha osservato come la sharia “entrerebbe in contrasto con la tradizione legale inglese su questioni quali la monogamia, il divorzio, i diritti delle donne, la custodia dei figli, le disposizioni ereditarie e le procedure legali”.

Attualmente esiste nel Regno Unito un Consiglio Islamico della Sharia, non riconosciuto legalmente, il quale si sarebbe occupato di circa 7mila casi, la maggior parte dei quali relativi a cause di divorzio e di dispute finanziarie.