Ultras: Amato difende operato polizia di Roma

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Ultras: Amato difende operato polizia di Roma

13 Novembre 2007

Il ministro dell’Interno Giuliano Amato ha detto oggi a Montecitorio che si assume
“la responsabilità politica” della strategia scelta domenica scorsa dalla
polizia, che non ha reagito in maniera dura agli assalti di acune centinaia di
ultras contro caserme e commissariati a Roma dopo l’uccisione del tifoso laziale
Gabriele Sandri.

Il capo del Viminale ha anche detto di aver condiviso la scelta di non
interrompere tutte le partite, perché i rischi per l’ordine pubblico sarebbero
stati maggiori, e che se pure l’informazione dal Viminale sull’episodio in cui è
rimasto ucciso il 26enne romano fosse stata più tempestiva, ciò non avrebbe
impedito lo scoppio dei disordini avvenuti domenica e che hanno portato
all’arresto stamani di 18 persone.

La repressione di questi fatti (degli assalti alle caserme, ndr) non è stata
così dura come avrebbe potuto essere, ma è stata una scelta deliberata che il
capo della polizia ha deciso di fare allo scopo di non fornire ulteriori
occasioni per uno scontro fisico, perché era lo scontro fisico che si cercava”,
ha detto Amato nel corso dell’informativa di questa mattina alla Camera.

“Le forze dell’ordine hanno controllato, hanno difeso le proprie sedi…
hanno evitato che ci fosse un’autentica mattanza”, ha aggiunto. “Mi assumo
interamente la responsabilità politica davanti a voi della condivisione delle
scelte che ha fatto il capo della polizia, le ho ritenute giuste e le ho
condivise”.

Amato ha riconosciuto che il ministero ha fornito tardivamente le notizie
sull’uccisione di Sandri, colpito a morte da un agente della Polstrada in
un’area di servizio sulla A1 vicino ad Arezzo, ma che “purtroppo se anche
l’informazione fosse stata erogata con tutta la correttezza possibile, assai
dificilmente… i violenti, che di questa occasione hanno fatto premessa di
ritorno alla violenza, si sarebbero comportati diversamente”.

Il ministro ha detto che i primi attacchi contro la polizia sono stati
registrati intorno alle 13 a Bergamo, a Treviglio e a Taranto, per culminare poi
nelle vere e proprie azioni di guerriglia avvenute in serata a Roma.

“L’occasione era cercata ed è stata trovata per rialzare le bandiere che si
era stati costretti ad ammainare dopo la morte di (Filippo) Raciti”, ha detto il
ministro, ricordando l’uccisione a Catania di un funzionario di polizia durante
scontri con ultars fuori dallo stadio.

“Ora c’era di nuovo una ragione per l’odio contro la polizia”.

Amato ha anche detto di aver “condiviso la scelta di non far sospendere quel
giorno l’intero set delle partite del campionato”, perché “sospendere all’ultimo
momento con le tifoserie già concentrate… avrebbe provocato incidenti ben più
gravi con conseguenze ben più pesanti”.

Il ministro dell’Interno ha però assicurato che, dopo i primi 4 arresti
avvenuti in flagrante a Roma domenica sera, le forze dell’ordine stanno
procedendo a identificare gli ultras responsabili degli attacchi sia nella
capitale che in altre città.

“Ci saranno ulteriori arresti”, ha detto Amato, aggiungendo che in mattinata
sono state arrestate “cinque persone a Taranto, sei a Milano e sette a
Bergamo”.

Con i provvedimenti assunti nei mesi scorsi contro il tifo violento, ha detto
Amato, “all’interno degli stadi la violenza quasi interamente scomparsa”, anche
se essa si è spostata altrove e “i grumi che la determinano sono rimasti quelli
di prima”

“E una responsabilità mia e me l’assumo in tutta la sua intierezza quella di
provvedere all’uso della fermezza nei confronti della violenza”, ha concluso
Amato, avvertendo però che “è una responsabilità di tutti noi… quella di
togliere le radici di quella violenza”.