Un consiglio al Cav. per smuovere la campagna elettorale
03 Aprile 2008
di redazione
Stiamo vivendo una delle campagne elettorali più stanche e opache
che si ricordino. Anche la vicenda del possibile rinvio della data ha
contribuito a quel senso di estraneità che domina questi giorni. E’
una campagna elettorale che divora se stessa: gli unici argomenti di
dibattito sono i dibattiti, i sondaggi, i faccia a faccia, la par
condicio, i simboli…
Certo la legge elettorale incoraggia
la pigrizia e il torpore dei candidati che si sentono già eletti. Sono
pochi quelli che si spendono in una vera campagna vecchio stile, con
incontro, comizi, iniziative, idee nuove… La maggior parte si
accontenta di partecipare a qualche incontro di partito, quelli in cui
ci si limita a parlare con chi è già convinto e alla fine ci si lascia
con un applauso automatico e svogliato.
Tutto ciò è
paradossale perché invece, dal punto di vista del sistema politico,
queste elezioni potrebbero davvero mutare il panorama partitico
italiano. Le novità da raccontare e da condividere con l’elettorato
non mancherebbero né a destra né a sinistra. Ci sono nuovi partiti,
nuove aggregazioni, vecchie alleanze si sono rotte, passati equivoci si
sono risolti: eppure poco di tutto questo passa nei messaggi elettorali.
L’impressione è che i candidati ben piazzati aspettino in pantofole il giorno della proclamazione.
Ci
permettiamo allora di dare un consiglio a Silvio Berlusconi (il
problema è lo stesso per Veltroni, ma il Cav. ha ancora qualche
probabilità in più di vincere): faccia sapere (nel modo che preferisce)
che nelle regioni in bilico dove il Pdl dovesse finire col perdere, i
capilista che pure saranno eletti non avranno un posto nel governo.
Potrebbe essere un buon incentivo per rimettere in corsa, in questo
scorcio di campagna elettorale, tutti quei candidati prestigiosi che
finora si sono risparmiati. Se ce ne sono con ambizioni ministeriali (e
ce ne sono) sappiano che non le vedranno realizzate se nelle loro
regioni si poteva vincere e invece si è perso.
E’ vero che
questa legge garantisce l’elezione a chi ha il posto giusto in lista,
ma una poltrona al governo bisognerebbe guadagnarsela almeno un po’.