“Un politico al Colle, tenga uniti i fili delle riforme”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Un politico al Colle, tenga uniti i fili delle riforme”

29 Gennaio 2015

«Il successore di Napolitano dovrà essere un politico, perché dovrà essere capace come lui di tenere uniti i fili del complesso iter delle riforme; potrà essere un Pd, ma non un nome che serva solo a risolvere i problemi interni al Pd; dovrà appartenente a una delle due grandi famiglie europee, il Ppe e il Pse, per dare una svolta sistemica al Paese, indirizzandolo verso un nuovo bipolarismo».

A tracciare l’identikit del prossimo Capo dello Stato è Gaetano Quagliariello, coordinatore di Ncd, all’uscita dall’incontro con i grandi elettori di Area Popolare (Ncd-Udc) in vista delle votazioni di oggi per il Quirinale. E al profilo associa due nomi: «Voteremmo sia Casini, espressione del Ppe, che e Amato, espressione del Pse».

Senatore, che clima si respira tra i grandi elettori di Area popolare? 

«Un clima consapevole e sereno. Sappiamo perfettamente che questa è un’elezione dalla quale dipende molto di più che la scelta, pur importante, del prossimo Presidente della Repubblica. È un’elezione che orienterà il sistema politico dei prossimi anni a seconda del tipo di Presidente che sarà scelto».

Che tipo di Presidente auspica?

«Siamo nel bel mezzo di un cambiamento sistemico, che non sta avvenendo però in maniera organica. Avremmo preferito l’istituzione di una commissione parlamentare che affrontasse insieme la riforma del bicameralismo, della forma di Stato, della forma di governo e della legge elettorale. Invece, con il Patto del Nazareno, è stata presa un’altra strada, con le riforme che viaggiano su binari diversi. Ma, per il bene del Paese, bisogna andare avanti. Questa situazione così complessa, però, implica che al Quirinale debba essere eletto qualcuno che sia in grado di tenere uniti tutti questi fili, come ha fatto Napolitano. Altrimenti, invece di produrre il più grande cambiamento della storia repubblicana, rischiamo un pasticcio. Serve un Presidente autorevole ed esperto».

Quindi, un politico.

«Deve essere un politico. Inoltre, il nome non può uscire fuori solo per far fronte ad esigenze interne del Pd che, sebbene abbia il 45% dei grandi elettori, dovrebbe fare un atto di generosità, visto che già controlla, in maniera diretta o indiretta, tutti i vertici dello Stato. E il Quirinale non può essere una dependance del Pd».

Questo significa che il Pd non può proporre un suo esponente?

«Non è una questione di tessera. Dico solo che il Pd non può pensare di imporre agli altri un nome che può servire solo a compattare il suo fronte interno».

Quindi, può essere anche un Pd?

«Sì».

Berlusconi è certo che il patto con Alfano sul Quirinale reggerà fino alla fine. Voterete sempre insieme?

«È evidente che bisogna tenere Berlusconi dentro gli accordi, visto che partecipa al patto sulle riforme. E spero che, anche grazie all’elezione del Presidente, il sistema italiano si orienti verso una competizione bipolare tra due partiti che fanno riferimento alle grandi famiglie europee, Pse e Ppe: una sinistra finalmente socialdemocratica e una destra non più antieuropeista e xenofoba. Il fatto che la Lega e Fratelli d’Italia avanzano una candidatura comune per il Quirinale estremizzandosi, rende ancora più importante che vi sia una solidarietà tra noi e Forza Italia. Questo non vuol dire che torneremo insieme, ma che potremmo avviare un processo federativo, arrivando ad un sistema come quello francese in cui esistono due destre, una moderata e un’altra più radicale». 

Una prospettiva come quella che lei auspica, quale Presidente della Repubblica presupporrebbe?

«Visto che siamo alla vigilia delle votazioni, possiamo anche avanzare due nomi possibili: Pierferdinando Casini, espressione delle forze che fanno riferimento al Ppe, e Giuliano Amato, che è stato proposto da personalità espressione del Pse. Entrambi avrebbero il nostro sostegno».

È contrario all’ipotesi che possa essere un ministro in carica?

«Noi facciamo parte del governo e non avremmo particolari preclusioni. Ma potrebbe averne Berlusconi, e bisogna rispettare anche il suo orientamento. Renzi avrà il nostro sostegno se il nome proposto sarà sostenuto da tutte le forze che partecipano alle riforme: ci opporremo a nomi divisivi».

Non si vive di solo Quirinale. In Campania circola il suo nome come candidato governatore del centrodestra, in ticket con Mara Carfagna. È una voce che le è arrivata?

«No, non mi è arrivata. Quando sostengo che queste elezioni per il Quirinale hanno implicazioni sistemiche, significa che dopo molte cose cambieranno. Quindi, parlare oggi di cosa succederà per le regionali è inutile».

(Tratto da Il Mattino)