Usa 2008. Obama incassa l’appoggio di Colin Powell

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Usa 2008. Obama incassa l’appoggio di Colin Powell

20 Ottobre 2008

E’ un momento di svolta per la campagna verso la Casa Bianca: l’ex segretario di Stato repubblicano, Colin Powell, ha dato ufficialmente il suo appoggio al candidato democratico alla Casa Bianca Barack Obama, in un’intervista al programma "Meet the Press" della rete Nbc.

Le parole di Powell, per quattro anni segretario di Stato Usa dell’amministrazione Bush, sono di particolare peso tanto più che l’ex capo di Stato maggiore della Difesa non lesina né gli elogi a Obama nè le critiche alla campagna del repubblicano McCain. Powell ha affermato che ritiene entrambi i candidati in grado di essere "comandanti in capo" dell’America. Ma Barack Obama, ha aggiunto, è più adatto a gestire i problemi economici della nazione.

Powell inoltre ha espresso la sua disapprovazione per il tono negativo della campagna elettorale di McCain, ma anche per la scelta come sua vice della governatrice dell’Alaska Sarah Palin: "Non credo" ha detto "che sarebbe pronta per essere presidente degli Stati Uniti".

Il candidato repubblicano John McCain, stamattina intervistato da FoxNews, ha reagito immediatamente affermando di trovarsi in "rispettoso disaccordo" con Powell circa la preparazione di Obama, e ha sottolineato di avere, lui, l’appoggio di altri quattro ex segretari di Stato.

"Non è facile per me deludere il senatore McCain come faccio questa mattina, e me ne dispiace" ha detto Powell alla Nbc ricordando un’amicizia di 25 anni, "ma sono fermamente convinto che a questo punto della storia americana, ci serve un presidente che non si limiterà a continuare, sia pure con una faccia nuova, le strategie degli ultimi anni". Serve invece Barack Obama: "una figura di trasformazione, un presidente che segni un cambio generazionale ed è per questo che sostengo Barack Obama, non per carenza di rispetto o di stima nei confronti del senatore McCain".

Le critiche però non mancano: in queste elezioni, per l’ex segretario di Stato di Bush, "non è importante chi sia il signor Ayers o se uno sia musulmano o meno": il riferimento è a Bill Ayers, l’ex terrorista dei Weathermen (anni 60) che secondo la campagna McCain avrebbe avuto rapporti troppo stretti con Obama; e alle accuse rivolte da Obama di essere in segreto un musulmano. "Queste cose" ha detto Powell "vanno in giro per il mondo e ci danneggiano". Citare il caso Ayers "è al di là di ogni limite". E questo tipo di campagna negativa "mi turba".

E ancora, a proposito delle recenti accuse della campagna McCain a Obama di essere un "socialista" perché intende tassare i redditi superiori ai 250mila dollari. "Le tasse sono sempre una redistribuzione della ricchezza" commenta seccamente Powell, e "sono necessarie per il bene comune". Chiamare Obama un socialista perché "ha osato" suggerire che forse è necessario aumentare le tasse "è erroneo".

L’annuncio di Powell, di cui si mormorava già da un paio di giorni, è importante perché ad appena due settimane dal voto potrebbe influenzare molti indecisi e perché nessuno mette in dubbio le credenziali in politica estera dell’ex segretario di Stato. Inoltre il repubblicano afro americano è stato una figura di riferimento della comunità nera sul lato conservatore, e Obama sarebbe il primo presidente nero della storia degli Usa. Powell ha dichiarato però che la questione razziale non è stata dominante nella sua decisione; altrimenti, ha aggiunto, si sarebbe espresso mesi fa.

Da quando si è ritirato dopo il primo mandato Bush, Powell è rimasto relativamente nell’ombra. Il suo carattere da militare non gli ha fatto pronunciare parola contro l’amministrazione, ma non avrebbe digerito di aver dovuto convincere gli americani della necessità di attaccare l’Iraq per scovare le presunte armi di distruzione di massa di Saddam. Fu lui a perorare la causa dell’invasione alle Nazioni Unite, agitando la famosa provetta come prova delle armi chimiche del regime iracheno. Nessuno lo accuserebbe comunque di essere una "colomba": era stato sempre Powell, come Capo di Stato Maggiore, a guidare la prima guerra del Golfo nel 1991, sotto l’amministrazione di Bush padre.

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