Usa. Marea nera: al via il piano D, il governo apre inchiesta civile e penale

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Usa. Marea nera: al via il piano D, il governo apre inchiesta civile e penale

02 Giugno 2010

Al via il quarto tentativo per fermare la marea nera nel Golfo del Messico. La Bp compie, con robot sottomarini in grado di manovrare utensili, un nuovo tentativo di tappare la falla da cui fuoriesce il petrolio.

Da New Orleans, il responsabile per le operazioni di contenimento Thad Allen, ha annunciato che la prima tappa della nuova operazione, "Cut and Cap", taglia e tappa, è in corso. I robot in fondo al mare hanno tagliato una delle estremità del braccio flessibile del pozzo, per poi recidere la base del braccio flessibile, al punto dell’attacco con la supervalvola del pozzo, il "Blowout Preventer" (Bop). In un terzo tempo verrà inserito un tappo sulla valvola. I modelli sono due e verrà deciso a quel momento quale tappo scegliere: il ‘top cap’, con un anello in gomma, meno permeabile; il ‘top hat’, che potrebbe invece lasciar passare più acqua. Secondo Allen ci vorranno tra 36 e 72 ore per installare il dispositivo e capire se funziona.

Intanto, a sei settimane dal disastro che ha colpito le acque del Golfo del Messico l’Amministrazione Usa ha avviato indagini di carattere civile e penale. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva promesso ieri che i responsabili della marea nera nel Golfo del Messico finiranno in tribunale. "Lo prometto solennemente, porteremo i responsabili della marea nera in tribunale a nome delle vittime di questa catastrofe e degli abitanti della regione", ha garantito Obama, annunciandolo ieri nel giardino delle rose della Casa Bianca, con accanto a sé i responsabili della nuova commissione d’inchiesta sul dramma della Deepwater Horizon.

In loco intanto le cose continuano a peggiorare, ed il petrolio ha raggiunto Dauphin Island, vicino alle coste del Mississippi. Per questo è stata ampliata l’area di proibizione della pesca, pari ora al 31% del totale. "Abbiamo aperto una inchiesta giudiziaria, penale e civile, come è nostro dovere in base alla legge", ha detto Holder in una conferenza stampa a New Orleans, aggiungendo che "non ci fermeremo finché‚ giustizia non sarà stata fatta". Holder ha precisato che l’inchiesta è stata aperta "nelle scorse settimane" ma ha rifiutato di spiegare quali sono le accuse e se sono già stati identificati responsabili.

Dopo avere incontrato i due co-presidenti della commissione d’inchiesta appena istituita sulla marea nera, l’ex Governatore e Senatore della Florida Bob Graham, e l’ex numero uno dell’Epa, l’equivalente del nostro ministero dell’ambiente, Bill Reilly, un ex presidente del World Wildlife Fund (Wwf), Obama ha letto una breve dichiarazione. "Abbiamo l’obbligo di indagare su quello che non ha funzionato – ha detto il presidente – e di determinare quali riforme sono necessarie per evitare il ripetersi di una crisi di queste dimensioni". Secondo Obama, "se le nostre leggi non sono sufficienti per impedire un tale inquinamento, dobbiamo cambiarle, e se gli organismi di controllo non sono in grado di far rispettare la legge, devono essere riformate".

Immediati gli effetti sul titolo Bp che, dopo avere accumulato fino a ieri una perdita di oltre il 31% dall’ultima settimana di aprile, continua a perdere terreno anche stamani con una flessione superiore al 3%. Un’evoluzione sulla quale ha avuto peso anche le prospettive sempre più fosche che gli analisti hanno disegnato per la stessa compagnia petrolifera.