Usa. Obama si paragona a Roosevelt: “Anche lui tacciato di socialismo”
21 Agosto 2009
di redazione
Anche Franklin Delano Roosevelt fu tacciato di socialismo per la sua battaglia che portò nel 1935 all’introduzione del Social Security, la previdenza americana. Pressato da critiche e resistenze di cui forse non aveva previsto la forza e l’ampiezza, pericolosamente scivolato in poche settimane nei sondaggi, Barack Obama non molla sul fronte della Riforma della Sanita e non esita a paragonarsi a "Fdr", il grande presidente americano che si trovò a guidare l’America nel momento della Grande Depressione. E che con il suo New Deal varò una serie di riforme sociali, ora diventate parte fondante della società americana, incontrando non poca opposizione.
"Sono assolutamente sicuro che riusciremo ad avere la riforma – ha detto parlando al forum ‘Organizing for Americas National Health Care’ – ma voglio che tutti voi sappiate che questo non sarà facile, non è mai stato facile. Quando Roosevelt propose il Social Security, su tutti i media che erano l’equivalente dell’Internet di oggi, i giornali e la radio, veniva accusato di essere socialista, di voler portare il socialismo in America".
Nel discorso, il presidente è tornato poi a definire "importante" la public option, l’elemento diventato più controverso di tutta la riforma, cioè la creazione di un ente pubblico di assistenza sanitaria capace di fare una reale concorrenza ai gruppi assicurativi, che naturalmente vedono come il fumo negli occhi questa evenienza. Ma Obama è apparso determinato ad andare avanti: "Non ci faremo intimidire, dobbiamo capire che molte persone hanno investito sullo status quo e ne stanno ricavando un mare di soldi".
Obama ha ricordato anche che quando Lyndon Johnson propose per la prima volta il Medicare – l’assistenza sanitaria pubblica per gli anziani – vi fu la stessa reazione: "Dicevano che avrebbe distrutto le relazioni con i propri medici, proprio lo stesso argomento che viene usato oggi". Argomenti spesso falsi e non fondati sui fatti, ha aggiunto Obama che ancora una volta si è scagliato contro le "leggende" che sono state fatte circolare sulla riforma, bisogna dire con successo considerato come in queste ultime settimane i sondaggi abbiano registrato un dissenso sempre crescente riguardo al piano di Obama. "Per questo – ha concluso Obama rivolgendosi alla platea di sostenitori della riforma – quello che fate è così importante: la gente si fida di voi, i vostri vicini, i vostri amici, i vostri concittadini. Se voi presentate i fatti in modo giusto e chiaro, sono assolutamente convinto che vinceremo questo dibattito".
Nel frattempo, la fiducia dell’opinione pubblica americana nel presidente Barack Obama è scesa sotto il 50% in un’estate contrassegnata dall’impasse sulla riforma sanitaria. Lo rivela un sondaggio Washington Post/AbcNews pubblicato oggi.
Al giro di boa dei primi cento giorni, 60 americani su cento credevano che Obama avrebbe preso le decisioni giuste per il Paese, oggi questa percentuale è scesa al 49%. L’estate 2009 ha segnato anche una crescita del pessimismo nel Paese: 55 su cento pensano che le cose vanno decisamente male, contro il 48% di aprile.
C’è invece maggiore ottimismo sulla durata della recessione: metà degli americani si aspetta che finisca entro un anno. In febbraio erano solo 28 su cento. L’indice generale di approvazione del presidente è al 57%, 17 punti in meno di aprile, quello di disapprovazione è salito al 40%, il più alto dall’insediamento. Sul tema caldo della riforma sanitaria, 50 su cento disapprovano come Obama ha trattato la questione: tra gli interpellati nel sondaggio il 42% disapprova "fortemente" le azioni prese dalla Casa Bianca sul fronte sanità.