Usa. Si vota in Iowa. Huckabee e Obama i favoriti

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Usa. Si vota in Iowa. Huckabee e Obama i favoriti

03 Gennaio 2008

Qualsiasi cosa succeda nei prossimi undici mesi, questa notte, nel gelo dell’Iowa, uno degli Stati più anonimi del midwest, l’America comincerà a cambiare pelle.

 Poco dopo la mezzanotte italiana gli iscritti alle liste elettorali democratici e repubblicani si incontreranno in centinaia di chiese, seminterrati, centri civici in tutto lo Stato per parlare di politica e scegliere quale candidato vorrebbero vedere in corsa per la presidenza il prossimo 4 novembre. Per la prima volta in ottant’anni non c’è un candidato istituzionale, un presidente che tenti la rielezione o un vice presidente che speri di succedergli: il campo è aperto a due candidati ‘nuovi’. E l’Iowa si esprime per primo. Le ‘riunioni dei vicini’, i caucus, sono un processo di selezione che ha radici rurali, e come nel rurale Iowa, la scelta avviene in questo modo anche in un’altra decina di Stati. Nei rimanenti quaranta Stati si vota con il sistema delle primarie vere e proprie, con schede elettorali, seggi allestiti in scuole o caserme dei pompieri e preferenze espresse con un segno sul nome del candidato prescelto, nel segreto dell’urna. Fino a ieri i principali candidati in corsa hanno condotto una campagna elettorale a tamburo battente nello Stato: è il primo importantissimo traguardo nel lungo cammino delle primarie, che formalmente si chiude in estate. Ma partire in testa è importantissimo e una manciata di voti – in tutto si prevede voteranno 50.000 persone su meno di tre milioni di abitanti. La sfida vede otto repubblicani e otto democratici in competizione tra loro. Nessuno uscirà con il titolo di candidato alla presidenza in pectore dal confronto di questa notte, e forse neppure come favorito, ma il parco dei concorrenti verrà quasi certamente decimato. Lo stato bianchissimo, con una popolazione di colore del 3 per cento, potrebbe scegliere un senatore di colore per la nomination democratica. Barack Obama, indicato come il favorito dai sondaggi, stacca di una incollatura la senatrice di New York Hillary Clinton e l’ex senatore della Carolina del Nord John Edwards. Tra i repubblicani, fuori gioco l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani e il senatore dell’Arizona John McCain, che hanno scelto di non investire tempo e denaro in Iowa, la sfida è tra l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee, favorito dai sondaggi, e l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney. I sondaggi alla vigilia dei caucus sono notoriamente difficilissimi, perché il processo di selezione è fluido: contano le capacità dei candidati di portare alle riunioni i propri sostenitori ma il reale peso dei team elettorali va misurato anche sull’esperienza. Il grande entusiasmo che circonda la campagna elettorale di Obama, ad esempio, potrebbe non bastare: quattro anni fa Howard Dean arrivò in Iowa trascinato dai sondaggi favorevoli, ma alla prova del nove, ha steccato. Per inesperienza, che non manca certo a Clinton che sfrutta il know how del team di suo marito Bill. D’altro canto Clinton ha tutto da perdere qualora se steccasse l’Iowa, dove ha speso così tante energie. Romney ha in maniera simile una macchina elettorale meglio oliata e finanziata di quella di Huckabee, ma l’ex pastore battista ha dalla sua una maggiore verve. I due si sono scambiati scortesie e attacchi nelle scorse settimane e in questa sfida di veleni sarebbe stato Romney ad avere la meglio. Si vedrà. Il vero vincitore potrebbe essere il terzo arrivato: specialmente se si trattasse di John McCain, che ha i sondaggi dalla sua parte in New Hampshire dove si vota martedì prossimo. Attenzione anche a Ron Paul, il repubblicano contro la guerra in Iraq, che ha mostrato di saper catalizzare la voglia di cambiamento del partito.

(Apcom)