Vaticano. Obama incontra il Papa: “E’ un grande onore per me”
10 Luglio 2009
di redazione
Una stretta di mano calorosa. Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è stato accolto da papa Benedetto XVI. "È una grande onore per me", ha detto Obama ringraziandolo per l’opportunità di averlo incontrato.
Sorridenti, uno accanto all’altro sulla soglia della Biblioteca privata pontificia, Obama e Papa Ratzinger si sono sottoposti al fuoco di fila di fotografi e cineoperatori. Sedendosi al tavolo, il presidente statunitense ha commentato con una battuta "Sono sicuro che lei è abituato a farsi fotografare… Anche io lo sono".
Secondo quanto si è potuto sentire mentre i fotografi venivano fatti allontanare dallo studio, le prime battute che i due leader si sono scambiati sono state sul G8. Obama ha detto a Benedetto XVI che il G8 è stato molto produttivo e concreto, ricordando l’impegno di stanziare 20 miliardi di dollari contro la fame. Poi alle 16:25 si sono richiuse le porte dello studio, dove è cominciato il colloquio privato a quattr’occhi.
Nel tradizionale scambio di doni, il capo della Casa Bianca ha portato in dono al Pontefice la stola liturgica che dal 1988 al 2007 è stata posata sul corpo di San Giovanni Nepomuceno Neumann, canonizzato da Papa Paolo VI, le cui spoglie sono custodite nel santuario di Philadelphia. Josef Ratzinger ha donato a Barack Obama un mosaico raffigurante piazza San Pietro e la Basilica Vaticana, nonché una copia autografata della recente enciclica sociale "Caritas in Veritate" assieme alle medaglie del pontificato e a rosari benedetti.
Prima di incontrare il Papa, Obama ha mantenuto un colloquio con il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, durato 15 minuti minuti, nella Sala d’Angolo al terzo piano del Palazzo Apostolico. Il presidente americano è stato accolto in Vaticano da monsignor James Harvey, anch’egli statunitense, prefetto della Casa Pontificia. Siccome si tratta di una "visita privata di cortesia" e non come "visita di Stato", all’arrivo è stato schierato un drappello di 12 guardie svizzere nel cortile di San Damaso, ma non sono stati suonati gli inni nazionali.
Obama è accompagnato dalla consorte Michelle, le figlie Malia e Sasha, la nonna Marian Robinson e l’aiutante Kaye Wilson. Fanno parte della delegazione americana, fra gli altri, anche i consiglieri per la sicurezza nazionale, generale Jim Jones e Denisa McDonough, l’incaricata d’affari presso l’ambasciata della Santa Sede Julieta Valls, l’addetto militare Clay Beers e il capo staff Mona Sutphen.
L’incontro si svolge non senza critiche. Un chiaro segno del clima di tensione che avvolge la visita di oggi è che il sito web della Conferenza episcopale americana presenta la notizia con appena quattro righe in apertura di pagina dedicati a ricordare i precedenti storici di questo tipo di incontri. Sotto il titolo "Quando il Papa incontra il Presidente", poche parole in cui si ricorda che questa di Obama è il ventisettesimo incontro di un inquilino della Casa Bianca con il Papa.
Nella storia americana Obama è il dodicesimo tra i presidenti che, nell’arco dei secoli, hanno incontrato cinque pontefici. Nella stessa pagina d’apertura del sito, subito sotto, con lo stesso carattere grafico un articolo dedicato alle aspre critiche del Cardinale Justin Rigali, responsabile della commissione pro-life, alle nuove regole sulla ricerca sulle staminali.