Veltroni festeggia e D’Alema scompare
16 Ottobre 2007
di redazione
Tutto
come da copione. Nemmeno un po’ di suspance: Veltroni ha preso il 75 per cento
dei voti e il 25 se lo sono diviso Rosy Bindi e Enrico Letta. Il Pd è nato
all’insegna di un grande successo di pubblico. Un successo – è sicuro –
gonfiato, come del resto accadde l’altra volta nell’elezione di Romano Prodi. E
comunque che i votanti siano stati un
milione e mezzo o tre milioni, sono pur sempre molti. Il bagno di folla c’è
stato.
Il
candidato Walter , che negli ultimi giorni della campagna elettorale ha portato
la croce cantando (chi ha potuto gli ha ammollato più di una sberla), adesso si
gode il risultato ottenuto: è segretario con una massiccia investitura
popolare. La balia Bettini – dicono – ha
brindato per tutta la notte. Fassino si
è esaltato sperando in un suo ingresso prossimo venturo al governo. Rutelli ha
speso parole vuote, come è solito. Prodi ha fatto finta di essere contento, ma con una faccia
che tradiva l’umore malmostoso. E D’Alema? Niente. Non è apparso né ad un
telegiornale né in trasmissioni di commento. Non una parola. Nada de nada. Un silenzio assordante. Il successo di Walter è storicamente inversamente proporzionale al
suo: tanto cresce l’uno, tanto cala l’altro.
Sin qui Baffino era stato sempre il vincitore e l’ex golden boy di Botteghe
Oscure sempre lo sconfitto. Fu così quando si sfidarono per la carica di
segretario del Pds e fu così quando cadde il primo governo Prodi, ieri invece, per la prima volta, la storica
tendenza si è invertita: Veltroni sugli scudi, D’Alema in cantina. Quest’ultimo però non va mai dato per finito.
Per ora ha deciso – come lui stesso ha detto – di prendere la via dell’estero.
Ma tornerà. Mortadella e Baffino saranno un problema serio per il
neosegretario del Pd. Per ora i due faranno buon viso a cattivo gioco, ma
appena possibile daranno il via agli agguati.
Intanto,
è il momento di Walter e lui non se lo lascerà sfuggire. Giocherà tutte le sue
carte. E’ inutile menare il can per l’aia, la maggioranza di governo dovrà
gestire il seguente problemino: è possibile tenere a Palazzo Chigi un uomo
circondato dal più ampio discredito popolare, come Romano Prodi, e lasciare in
panchina l’esponente gauchiste più amato dagli italiani, cioè Veltroni? Aldilà
delle parole, il conflitto è nei fatti. E scoppierà in tempi brevi. Anche
perché, spenti i riflettori delle Primarie, Walter dovrà evitare che il
dissenso della gente verso le scelte del governo, travolga anche lui. Anzi, dovrà cercare di far
dimenticare Prodi, che gli italiani appena se lo ricordano s’incazzano.
Insomma,
sarà durissima. E non è detto che il segretario del Pd sopporti questo
calvario. E’ probabile che alla fine o vada lui direttamente a Palazzo Chigi o
accetti l’ipotesi di nuove elezioni, pur di non essere tritato dal discredito
prodiano. Da ieri quindi è iniziata per Walter una nuova missione: come liberarsi
di Prodi e della sinistra estremista col
sorriso sulla bocca e il dito sul grilletto. Ce la farà? E’ quasi impossibile.
Ma se non ce la farà, se lo scorda di vincere le elezioni. Fossero fra sei
mesi, fra due anni o fra quattro.