Vertice delle Americhe. Obama: “Con Cuba un nuovo inizio”
18 Aprile 2009
di redazione
"Con Cuba gli Stati Uniti puntano a un nuovo inizio", lo ha detto la scorsa notte il presidente Barack Obama, intervenendo al quinto vertice delle Americhe aperto oggi a Trinidad Tobago, alla presenza di 33 leader del continente, tra i quali non figurava il presidente cubano, Raul Castro, in quanto non invitato come di consuetudine a questo tipo di summit.
Nell’auspicare un contatto diretto con L’Avana, Obama ha rinnovato l’invito al governo di Castro a compiere dei "passi" in avanti, ribadendo la disponibilità della Casa Bianca ad impegnarsi con il governo cubano "su una serie di questioni". Nel riconoscere quello che ha definito "gli storici sospetti" sull’interventismo di Washington nell’America Latina, Obama ha d’altra parte chiesto ai leader latinoamericani presenti – dal brasiliano Lula, al messicano Felipe Calderon e il venezuelano Hugo Chavez – di non incolpare gli Usa "per ogni problema sorto nell’emisfero".
Non sono solo gli Stati Uniti "a dover cambiare, tutti noi abbiamo delle responsabilità rispetto al futuro" – ha osservato Obama, offrendo nel contempo alla regione latino-americana "un dialogo fondato sul rispetto reciproco di valori condivisi in cui non ci siano partner di prima o di seconda categoria".
Ma il tema chiave del discorso di Obama, e dell’intero ‘summit’ americano, è proprio il nodo Cuba, anche perché da più parti nelle ultime ore è stata chiesta la fine dell’embargo commerciale Usa, tema che con ogni probabilità sarà al centro degli interventi e contatti di domani. "Sono pronto al coinvolgimento della mia amministrazione con il governo cubano su un ampio spettro di questioni, i diritti umani, la libertà d’espressione e la riforma democratica", ha detto Obama in uno dei passaggi centrali del suo intervento, ricordando anche i "problemi della droga, l’immigrazione e gli affari economici".
"So che è necessario intraprendere un viaggio più lungo dopo decenni di sfiducia, ma vi sono alcuni passi chiave che possiamo fare verso un nuovo giorno", ha proseguito, aggiungendo: "Lasciatemi essere chiaro, non sono interessato a parlare per il gusto di parlare. Credo davvero che possiamo portare le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti in una nuova direzione". Con questo intervento, Obama ha chiuso una lunga settimana in cui non sono mancate le novità nei rapporti Washington-L’Avana.
Lunedì la Casa Bianca ha annunciato la revoca di una serie di restrizioni con L’Avana (sul fronte dei viaggi dei cubanoamericani e delle rimesse), mentre ieri in Messico lo stesso Obama aveva chiesto "un gesto" a Raul Castro, che poche ore dopo ha in effetti replicato: "Siamo pronti a parlare su tutto, anche sui prigionieri politici ed i diritti umani".
La palla è quindi ripassata nel campo degli Usa. E in effetti, poco dopo, il segretario di Stato Hillary Clinton ha elogiato i segnali di "apertura" provenienti dall’isola comunista, sottolineando che le politiche precedenti della Casa Bianca con L’Avana "sono fallite".
Poco prima del suo intervento Obama ha salutato con una stretta di mano Chavez, che gli si è rivolto sottolineando: "Voglio essere tuo amico". Nel suo intervento Obama ha poi scherzato con un altro avversario di Washington, il capo dello stato nicaraguense Daniel Ortega, che aveva parlato poco prima di lui: "La ringrazio per non avermi incolpato» di fatti, quali appunto alcuni eventi della storia cubana, «avvenuti quando avevo tre mesi di età".