Vita dura per i clandestini messicani: pregi e difetti del muro di Tijuana
11 Settembre 2009
di redazione
Fra gli USA e il Messico c’è una barriera divisoria costruita dagli americani, fatta di filo spinato, reti metalliche, sensori e telecamere di sorveglianza. Un muro di cui in Europa quasi nessuno parla, un muro che oggi forse non ci sarebbe se nel 1917 i servizi segreti di Sua Maestà britannica non avessero intercettato un telegramma tedesco, il cosiddetto “telegramma Zimmermann”, dal nome del ministro degli esteri germanico che lo concepì. Costui era prolifico di idee “geniali”: tanto per fare un esempio, fu proprio lui ad avere la brillante idea di far tornare Vladimir Lenin dalla Svizzera in Russia su un vagone piombato, una mossa le cui conseguenze disastrose non sono ancora state superate.
Ebbene, questo Artur Zimermann, preoccupato dall’eventualità che gli Stati Uniti entrassero in guerra a fianco dei franco-britannici, decise che il modo migliore per evitare questa sciagurata possibilità consistesse nel tenere gli USA occupati oltreatlantico. E il modo migliore per tenerli occupati, secondo lui, era quello di favorire lo scatenarsi di una guerra fra USA e Messico. Pertanto il 16 gennaio 1917 Zimmermann spedì all’ambasciatore tedesco a Città del Messico il telegramma in questione, con i termini di una interessante proposta per il governo messicano: se l’America avesse dichiarato guerra alla Germania, il Messico avrebbe dovuto farlo a sua volta nei riguardi degli USA, e la Germania, sicura vincitrice del conflitto, avrebbe ricompensato il Messico con ingenti aiuti finanziari e con la restituzione di tutti i territori (Texas, Nuovo Messico e Arizona) che il Messico si era visto sottrarre da parte degli USA.
A quel tempo, in piena guerra mondiale, Germania e Stati Uniti stavano intrattenendo stretti colloqui volti ad evitare la guerra, per cui il presidente americano Wilson aveva generosamente autorizzato Berlino a colloquiare con la propria ambasciata a Washington utilizzando il cavo diplomatico americano. Zimmermann approfittò di questa opportunità e spedì il telegramma a Città del Messico via Washington. Gli americani non si accorsero di nulla, ma chi se ne accorse furono gli Inglesi, che tenevano d’occhio tutto ciò che passava attraverso quel cavo. Una volta cifrato il messaggio, i britannici si resero conto di avere in mano la carta vincente per indurre il presidente Wilson ad entrare in guerra contro i tedeschi. Ma gli inglesi non potevano ammettere di avere intercettato il telegramma mentre stavano spiando i cugini americani, quindi fecero credere a quest’ultimi di avere recuperato una copia del telegramma in Messico.
Pertanto il 23 febbraio il ministro degli esteri britannico consegnò una copia del telegramma all’ambasciata americana a Londra. Due giorni dopo, il messaggio stava sul tavolo del presidente Wilson, che però nutriva seri dubbi sull’autenticità del telegramma: e se fosse stata una mossa dei perfidi inglesi? In ogni caso, Wilson consegnò il documento alla stampa e così lo rese di pubblico dominio. A quel punto, la Germania avrebbe potuto ancora salvarsi dissociandosi dal telegramma e dichiarando che si trattava di una patacca architettata da Londra. Ma chi sgomberò il campo da tutti i dubbi, inaspettatamente, fu lo stesso Zimmermann, che dichiarò candidamente che il telegramma era autentico. La conseguenza inevitabile fu che Wilson il 2 aprile chiese al Congresso di dichiarare guerra alla Germania, cosa che fu fatta il 6 aprile. E come la guerra andò a finire, si sa. Come conseguenza, Gli USA sono diventati una potenza globale sia militare che economica e la maggior parte dei problemi finanziari e sociali del continente americano si sono addensati a sud del confine fra USA e Messico, ragion per cui oggi una marea di diseredati in cerca di lavoro e di fortuna varca quel confine in direzione da sud a nord.
Cosa fare per bloccarli? Un muro! Ecco perché oggi Stati Uniti e Messico sono separati da una barriera che negli USA viene definita “barriera di separazione”, “muro messicano” o “muro di Tijuana”, mentre in Messico è noto come “muro della vergogna”. Il suo obiettivo è quello di impedire agli immigrati illegali messicani (ma anche provenienti da altri Paesi del Centro e Sud America) di oltrepassare il confine.
La sua costruzione ha avuto inizio nel 1994 per concretizzare tre progetti locali anti-immigrazione: il progetto “Gatekeeper” in California, il progetto “Hold-the-Line” in Texas ed il progetto “Safeguard” in Arizona. La barriera, voluta e iniziata dal presidente Bill Clinton e completata da George W. Bush, è realizzata in lamiera metallica sagomata, è alta dai due ai quattro metri, si snoda per oltre mille chilometri ed è praticamente la seconda barriera artificiale al mondo per lunghezza, dopo la muraglia cinese. Il muro è illuminato da fari ad altissima intensità ed i suoi sensori elettronici e visori notturni sono collegati con le sedi della polizia di frontiera statunitense. In aggiunta a tutto questo, esiste anche un sistema di vigilanza permanente, effettuato da terra e dall’aria tramite veicoli ruotati ed elicotteri armati. Ma ciò che i clandestini temono di più non sono né gli automezzi né gli elicotteri bensì le squadre di volontari chiamate “cazamigrantes” (in Italia le chiamerebbero “ronde”, ovviamente disarmate) che acciuffano i clandestini e li consegnano alle caserme della polizia, dove vengono rinchiusi nelle locali galere (in Italia le chiamerebbero Centri di Prima Accoglienza).
Curiosamente, mentre un’altra barriera, quella costruita da Israele per impedire l’infiltrazione di terroristi dai territori palestinesi, si è rivelata altamente efficace riducendo le intrusioni a zero, l’efficacia del muro messicano è stata molto al di sotto delle aspettative. Il risultato della costruzione della barriera – oltre a determinare duri scontri diplomatici fra Washington e Città del Messico – è stato il costante aumento delle persone che hanno cercato di varcare illegalmente il confine o attraverso il deserto di Sonora o scavalcando il monte Baboquivari in Arizona.
Elevatissimo, invece, il numero delle persone arrestate. Nei sette mesi a cavallo fra ottobre 2003 e aprile 2004, ad esempio, oltre 660.000 irregolari sono stati arrestati dalla polizia di frontiera statunitense, e nello stesso periodo una cinquantina di persone hanno perso la vita mentre cercavano di attraversare il deserto. Dal 1998 al 2004, secondo i dati ufficiali, lungo il confine tra Stati Uniti e Messico sono morte quasi 2.000 persone per motivi riconducibili ai tentativi di emigrare clandestinamente.
Perché, nonostante la barriera, dal 1994 a oggi i clandestini che passano la frontiera non sono mai diminuiti ma, al contrario, aumentano di circa 300.000 all’anno? Forse non sono lontani dal vero coloro che ipotizzano che il muro abbia una duplice finalità: da una parte rassicurare i cittadini statunitensi mostrando loro quanto si stia facendo per garantire l’impenetrabilità dei confini, dall’altra non penalizzare troppo l’economia americana che, grazie ad uno sbarramento efficiente fino ad un certo punto, continuerebbe a beneficiare del continuo flusso di una forza lavoro a basso costo in arrivo da oltre frontiera.
Come sarebbe oggi la situazione se nel 1917 i servizi segreti britannici non avessero intercettato quel famoso telegramma? Se i messicani avessero ceduto alle lusinghe tedesche dichiarando guerra agli USA, questi non sarebbero intervenuti in Europa e forse gli Imperi centrali avrebbero vinto il conflitto. E il muro? Forse non ci sarebbe, o in caso di vittoria dei messicani sarebbe stato costruito ben più a nord, oltre il Texas, il Nuovo Messico e l’Arizona, che oggi sarebbero tutti territori messicani. E magari servirebbe, chissà, a tentare di bloccare l’immigrazione clandestina dei poveri derelitti statunitensi verso il ricco e opulento Messico.