Viva i Vescovi quando se la pigliano con il Cav.!

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Viva i Vescovi quando se la pigliano con il Cav.!

08 Maggio 2009

Ha ragione l’Avvenire, l’Italia che ci si presenta sotto gli occhi dopo la vicenda "veline-Noemi-divorzio" mostra tutti i caratteri dell’ipocrisia nazionale. A cominciare dal trattamento riservato allo stesso quotidiano "dei vescovi".

Dopo che l’Avvenire di martedì scorso aveva richiamato il premier ad una maggiore sobrietà nella sua vita privata, il foglio della Cei era improvvisamente divenuto la lettura preferita di tutta l’opposizione. D’un baleno, gli stessi che in ogni occasione sventolavano il giornale e le sue prese di posizione come l’esempio lampante dell’ingerenza della Chiesa negli affari della politica, si sono trasformati negli apologeti dell’interventismo "dei vescovi" e dei tifosi del loro quotidiano.

Da Pdci al partito di Di Pietro passando per il Pd, tutto un coro per acclamare il coraggio dell’Avvenire nello scagliarsi contro il "pornocavaliere". "L’unica presa di posizione degna è quella dell’Avvenire" si entusiasma Emanuela Palermi del Pdci. La stessa che dopo un editoriale dello stesso giornale contro le coppie di fatto, disse che era venuto il momento di rivedere il concordato. Lo stesso vale per il dipietristra Massimo Donadi che loda e cita il quotidano per le sue frasi sulla rilevanza pubblica dei comportamenti privati dei politici.

Ma il massimo della schizofrenia la si raggiunge con Pierluigi Bersani che arriva a rimproverare l’Avvenire per non essere stato abbastanza "interventista" contro Berlusconi: "L’Avvenire – ha detto l’ex ministro diessino – ha battuto un pugnetto sul tavolo". Forse Bersani avrebbe voluto vedere il pugno di ferro dei vescovi schiantarsi sul tavolo del presidente del Consiglio, con buona pace della laicità, quando conviene.

Tutt’altro tono e tutt’altri consensi si guadagnava l’Avvenire appena qualche mese fa durante la vicenda Englaro, o prima ancora sulla procreazione assistita o sulle coppie di fatto. All’epoca anche un bisbiglio dell’Avvenire suonava come un’offesa all’autonomia della Stato e delle coscienze, un intervento a gamba tesa dei vescovi nell’agone della politica; oggi si vorrebbe che quel bisbiglio fosse un fracasso solo perché il destinatario è Berlusconi.