Wikileaks. Arrestato Julian Assange, Frattini: “Mi auguro ci sia processo”

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Wikileaks. Arrestato Julian Assange, Frattini: “Mi auguro ci sia processo”

07 Dicembre 2010

Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, è stato arrestato dalla polizia metropolitana a Londra. lo riferiscono i media britannici. Contro il cittadino australiano, che smentisce le accuse, è stato emesso in Svezia un mandato di cattura internazionale per per il presunto stupro di due donne. Scotland Yard ha riferito che Assange è stato arrestato alle 09.30 (le 10.30 in Italia) sulle base di un mandato d’arresto europeo. L’arresto è avvenuto in una stazione di polizia londinese dove si è presentato il cittadino australiano. Successivamente Assange comparirà davanti alla corte di Westminster.

"Funzionari dell’Unità per le estradizioni della Polizia Metropolitana hanno arrestato questa mattina Julian Assange per conto delle autorità svedesi per il sospetto di stupro"- afferma un comunicato della polizia britannica- «Julian Assange, 39 anni, è stato arrestato su appuntamento sulla base di un Mandato d’Arresto Europeo alle 09.30». Gli avvocati del fondatore di Wikilewaks avevano riferito in precedenza che il loro cliente aveva accettato di incontrare i funzionari di Scotland Yard in merito al mandato d’arresto, che era stato consegnato ieri.

Secondo Sky news, è probabile che la corte di Westminster liberi Assange su cauzione, per una somma compresa fra le 100mila e le 200mila sterline. L’avvocato di Assange, Mark Stephens, ha anticipato che il suo cliente intende opporsi alla richiesta di estradizione, "sulla base del fatto che potrebbe essere consegnato agli americani". Assange ha sempre negato le accuse di stupro, affermando che si è cercato di incastrarlo per fermare le sue rivelazioni tramite Wikileaks.

La storia. La vicenda sulla quale è stato spiccato il mandato d’arresto internazionale (il secondo, perché il primo era incompleto) risale al mese di agosto quando due donne accusarono il patron di Wikileaks di averle aggredite sessualmente, accuse che Assange ha sempre negato. Secondo Sky News, dopo esser stato interrogato dalla polizia, Assange comparirà dinanzi ai magistrati di una corte britannica (la City of Westminster) che decideranno sull’estradizione; ma il suo avvocato ha ribadito che Assange si opporrà con tutte le sue forze a ogni tentativo di estradizione, perché il rischio è che possa essere "consegnato agli americani".

Altre fonti hanno riferito al quotidiano Guardian che Assange avrebbe chiesto ai suoi sostenitori di farsi garanti per lui e di raccogliere una cauzione stimata tra le 100mila e le 200mila sterline. Assange crede di aver bisogno di almeno sei persone come garanti. Negli ultimi giorni, il giornalista avrebbe confidato ad alcuni amici di essere convinto del ruolo svolto dagli Stati Uniti in tutta la sua vicenda giudiziaria.

Le reazioni. Il portavoce di Julian Assange denuncia che l’arresto del fondatore di Wikileaks, avvenuto questa mattina a Londra, è un attacco contro la libertà dei media e assicura che la sua detenzione non fermerà le attività del gruppo. Di diverso Avviso il nostro ministro degli esteri, franco Frattini: "Era ora, l’accerchiamento internazionale per fortuna ha avuto successo". "Assange ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali e mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono", ha aggiunto Frattini.

La sua vita.

Fin dalla nascita, un alone di mistero circonda la figura di Julian Paul Assange, 39 anni – ma anche la data di nascita è incerta – l’australiano fondatore del sito di diffusione di documenti Wikileaks, arrestato oggi a Londra su mandato emesso in Svezia per reati sessuali. L’hacker-giornalista più famoso al mondo – anche se lui rifiuta come offensiva la definizione di ‘giornalistà, criticando l’atteggiamento giudicato «complice» della stampa nelle guerre moderne – ritiene di essere vittima di persecuzione. Ritiene di essere oggetto di diffamazione per aver pestato troppi piedi, a partire da quelli del Pentagono, per aver pubblicato 400.000 documenti segreti, molti dei quali «scottanti», sulla guerra in Iraq e 77.000 su quella in Afghanistan. È capace di forzare i sistemi più protetti con l’unico scopo di vedere se c’è nascosto qualcosa di interessante da pubblicare. «Chiamatemi mendax (bugiardo). Ma nel senso oraziano di ‘splendide mendax’ (bugiardo per una giusta causa)». Secondo la leggenda, il primo nome di battaglia scelto in Australia dall’allora 16enne futuro fondatore di Wikileaks fu preso di peso dal poeta latino Orazio. Nato nel 1971 a Townsville, nel Queensland australiano, Assange dovrebbe il suo nome a Ah Sang («signor Sang» in cinese), un emigrato dalla Cina trasferitosi all’inizio dell’Ottocento in Australia. Il padre era titolare di una compagnia teatrale itinerante. La madre, invece, era figlia di emigranti irlandesi e scozzesi. Stando alla leggenda, il piccolo Assange nei primi suoi 20 anni di vita avrebbe cambiato casa ben 37 volte. Senza andare a scuola, ma studiando nelle biblioteche che di volta in volta trovava sul suo cammino. È stato lì che ha incontrato Orazio. Mentre è stato nel retrobottega di un negozio di elettrodomestici che ha incontrato il suo primo computer. Nel 1987, A 16 anni, era già in grado di scrivere programmi per il Commodore 64. E, con lo pseudonimo di Mendax, entrare dall’Australia nelle prime reti informatiche che cominciavano ad affacciarsi nel mondo. Da allora Assange ha cambiato nome migliaia di volte, ha imparato centinaia di programmi, e ha violato centinaia di sistemi. «In nome di ciò che ritengo sia di pubblico interesse – ha dichiarato in un’intervista al New Yorker – perchè credo nel giornalismo scientifico, e la rivelazione di documenti di intelligence è molto spesso un atto di coscienza nell’interesse della gente». Si definisce «editore» di Wikileaks, ma non direttore. Per lui possono lavorare centinaia di persone, ma la pianta organica fissa è di tre o quattro persone. È stato Wikileaks, a trovare e a pubblicare il video segreto ripreso nel 2007 da un elicottero Usa a Baghdad che documenta l’uccisione per errore di 18 persone, tra cui un fotografo della Reuters e il suo autista. I documenti sulla guerra irachena pubblicati il 22 ottobre scorso parlano di presunta complicità dell’esercito degli Stati Uniti in molti casi di tortura, per i quali non avrebbe «fatto nulla», svelano almeno 15.000 episodi non noti e formulano un conteggio finora sconosciuto di 109.000 morti fra il 2003 e il 2009, 66.000 dei quali vittime civili. Assange ha cercato, prima che esplodesse il suo caso giudiziario per reati sessuali, di costruirsi una base operativa in Svezia, paese che ha leggi molto stringenti a tutela dei giornalisti e della libertà di stampa. Il 4 novembre Assange aveva affermato di voler chiedere asilo politico alla Svizzera. Da allora era scomparso, anche se i suoi legali avevano recentemente dichiarato che si trovava in Gran Bretagna e che Scotland Yard era al corrente del suo nascondiglio.