Zappadu: “Non ho violato la privacy di nessuno”

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Zappadu: “Non ho violato la privacy di nessuno”

16 Giugno 2009

"Non ho violato la privacy di nessuno. Perchè non ho spiato proprio nessuno. Semmai ho documentato quel che accadeva nella villa del presidente del Consiglio. L’ho detto al Garante. Non è colpa mia se il parco di villa Certosa è grande 100 ettari ed è visibile dall’esterno. Per altro, nelle mie foto, i volti di tutti gli ospiti, uomini e donne, erano ‘pixelatì, resi irriconoscibili. Non sono stato io a svelarne l’identità. Nè ho tentato di truffare o estorcere nulla a nessuno. Semmai, sono stati ‘lorò a tentare di chiudermi in una trappola".

Lo dice in un colloquio con "Repubblica" il fotografo Antonello Zappadu. Ribaltando la ricostruzione proposta nel suo esposto dal presidente del Consiglio, spiega il quotidiano, Zappadu sostiene che non fu lui a cercare ‘Panorama’, ma il contrario. Non fu lui a fare il prezzo, vantando una trattativa con ‘Gente’ e il gruppo ‘Hachette’, ma "loro a chiedermelo con insistenza".

"Non sono uno scemo – dice Zappadu – e ‘Panorama’ era l’ultimo giornale a cui avevo pensato di vendere le foto. Ma conosco da una vita uno dei suoi giornalisti: Giacomo Amadori. Ci lega un rapporto che va oltre il lavoro. Amadori – prosegue il fotografo – mi convinse a consegnargli il famoso dischetto con una quarantina di foto, sostenendo che magari Panorama ne avrebbe pubblicate solo alcune e messe in un cassetto altre. Dopodichè si sa come sono andate le cose. Il dischetto passa da Belpietro a Ghedini e da Ghedini a Berlusconi. E qui decidono di incastrarmi". La prova, a dire del fotografo, è in un colloquio con Miti Simonetto. "Non si era parlato di soldi – sostiene Zappadu – finchè non mi telefona questa signora Simonetto e mi chiede quanto voglio. Io rispondo che tratto solo con la Mondadori. Lei dice che trattare con lei o la Mondadori è la stessa cosa, e aggiunge: mandami il prezzo con un sms sul mio cellulare. Per fortuna non l’ho fatto".