
Manovra e Pnrr, calendario obbligato per i partiti in campagna elettorale

15 Agosto 2022
La manovra è con il Pnrr la prima scadenza per il nuovo governo dopo il voto del 25 settembre. Mentre i partiti presentano i loro programmi, e mentre si discute delle coperture necessarie a renderli plausibili, servirebbe più consapevolezza dei tempi stretti per scrivere gli obiettivi di finanza pubblica per il 2023.
Entro il 15 ottobre il governo dovrà presentare a Bruxelles il Draft budgetary plan, lo schema di massima della manovra e nel giro di qualche giorno la legge di bilancio. Uno dei nodi sul tavolo è quello delle pensioni, per evitare che si torni alla Legge Fornero.
I partiti in campagna elettorale elencano misure costose, anche quando sono necessarie. Ma prima c’è da finanziare la rivalutazione delle pensioni in un contesto di inflazione che sale. C’è da applicare il taglio del cuneo fiscale. Ci sono gli sconti per l’energia. Il rinnovo del contratto per gli statali. Le missioni all’estero.
Messe tutte insieme, si stima che queste misure valgono circa 25 miliardi di euro. Le cose potrebbero ulteriormente complicarsi nel caso una frenata della crescita sotto l’uno per cento. Così si ridurrebbero di altri 15 miliardi gli spazi di bilancio.
Entro la fine dell’anno, il governo dovrà cantierare anche i 55 interventi del Pnrr. Dai servizi idrici integrati all’avvio delle procedure di assunzione per i tribunali civili e penali, dai decreti attuativi del ddl concorrenza al piano contro il lavoro sommerso. Per non perdere la terza tranche di fondi Ue da 21,8 miliardi per il Pnrr.
Poi altri 27 obiettivi entro il mese di giugno 2023, per incassare altri 18,4 miliardi di euro. 69 nella seconda metà dell’anno prossimo per incassare 20,7 miliardi di euro. E avanti così per semestri fino al 2026. Fino adesso Bruxelles ha staccato assegni per 66,9 miliardi di euro su 191,5 previsti.
Se l’esecutivo in carica per gli affari correnti si occuperà della Nadef e della delega fiscale, un caposaldo dell’agenda Draghi, al nuovo governo spetterà riformare il Codice degli appalti, una delle richieste presenti nel Pnrr.
Il voto sulla delega fiscale è previsto il 7 settembre ma l’approvazione della norma resta in bilico. Basta leggersi i programmi sul fisco dei diversi partiti e delle coalizioni per comprenderne il motivo: dalle tasse piatte alle patrimoniali le forze politiche che reggevano la maggioranza del Governo Draghi vanno ognuna per conto suo. Infine, sul fronte finanziario ci sarà da affrontare il nodo Mps con l’uscita dello Stato dal capitale della banca.