Futura Expo a Brescia, la sfida dell’ambientalismo di mercato
24 Agosto 2022
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ha definito un programma chiaro su come affrontare i cambiamenti climatici a livello internazionale. Si deve ridurre l’inquinamento e fermare lo sfruttamento indiscriminato dell’ambiente naturale che sono le più grandi minacce per il futuro del pianeta.
Nel corso degli anni la consapevolezza sulle scelte da prendere per proteggere l’ecosistema è cresciuta. Conservare l’ambiente, il più grande patrimonio che abbiamo, preservarlo per le prossime generazioni è ormai una battaglia condivisa da molti Paesi del mondo.
Conservare l’ordine naturale
L’obiettivo delle politiche economiche e sociali, in particolar modo nelle nazioni più progredite e industrializzate, diventa quindi la gestione razionale delle risorse a disposizione. Tutelare l’ordine naturale e garantirne il rinnovamento. L’ambiente nel quale viviamo non va conquistato ma difeso con lo stesso amore che proviamo per la nostra Comunità e i territori nei quali viviamo.
La battaglia per l’ambiente però non può essere subordinata a un malinteso ribellismo. Quello per cui le problematiche ambientali sono soltanto la conseguenza del modello di sviluppo capitalistico. In Europa e anche nel nostro Paese tali sentimenti anti-sviluppisti si sono diffusi penetrando fin nel senso comune.
L’ambientalismo ideologico mette a dura prova il compito che l’Unione Europea si è data per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. Trasformare il modello di sviluppo novecentesco in una economia più moderna, competitiva ed efficiente sotto il profilo dell’utilizzo pubblico e privato delle risorse naturali.
Soluzioni pragmatiche per l’ambiente
L’Europa intende davvero assumere un ruolo di guida nella comunità internazionale per conservare l’ambiente nel quale viviamo? Allora occorre investire in una economia a basse emissioni di carbonio e meno inquinante. Puntare su soluzioni pragmatiche invece che lasciarsi sedurre dalle sirene dell’ideologia.
La strada in ogni caso è segnata. Abbiamo di fronte una transizione ecologica che nel caso europeo prevede un cambio di paradigma economico verso la neutralità climatica attraverso l’uso di energie pulite e rinnovabili entro il 2050. Percorrere tale strada significa anche superare l’idea che ad occuparsi di ambiente siano esclusivamente le istituzioni nazionali o sovranazionali, la politica e i burocrati.
Questa logica top down si è rivelata spesso costosa e inefficace. I cambiamenti epocali non possono essere imposti dall’alto ma vanno condivisi nelle Comunità. In questo senso i mercati e la libera impresa rappresentano un volano potentissimo per stimolare una crescita economica responsabile, sostenibile, capace di creare occupazione e prosperità.
Futura Expo a Brescia
Futura Expo, la esposizione sullo sviluppo sostenibile che si svolgerà nei primi giorni di ottobre a Brescia, è un evento che abbiamo scelto di raccontare perché risponde perfettamente a questa visione ambientalista di mercato.
Sono oltre 90 le aziende italiane che hanno deciso di partecipare alla esposizione. Imprese che hanno investito sulla sostenibilità, sulla innovazione, sulla trasformazione digitale e che rispettano gli obiettivi europei del Green Deal e dell’Agenda Onu.
L’ambientalismo di mercato può avere un ruolo fondamentale nella protezione della Natura e contribuire a salvare il nostro Pianeta. Il confronto che nasce dalla condivisione delle idee, dei nuovi modelli produttivi e tecnologici, è importantissimo. A Brescia tutto questo avverrà tra imprenditori, esponenti del mondo istituzionale a tutti i livelli di governo del territorio, con gli stakeholders e le comunità locali.
Una logica “bottom up”
Iniziative come Futura Expo dimostrano che il sistema economico basato sul libero mercato, gli investimenti green e l’innovazione, offre soluzioni efficaci ai problemi ambientali. Questa logica coopetitiva, bottom up, si integra all’approccio normativo dall’alto verso il basso che è invece tipico dei governi e della politica.
La responsabilità aziendale nei processi gestionali e produttivi, l’adozione del principio di precauzione, mostrano quanto può essere profonda l’incidenza dell’ambientalismo di mercato nell’avanzata dell’economia sostenibile. Con la sua formula aperta e inclusiva, Futura Expo disegna il nuovo modello che vedremo dispiegarsi complessivamente nei prossimi decenni. Lo fa dando voce agli imprenditori, restituendo il ruolo che meritano di avere nelle Comunità.
Una autonomia parallela ai processi decisionali più centralizzati del decisore pubblico. Non a caso si è scelto Brescia per ospitare l’evento, una provincia che negli ultimi anni sta vivendo anche morfologicamente il passaggio da vecchi a nuovi paradigmi industriali.
Cos’è l’ambientalismo di mercato
La dimensione locale è centrale nell’ambientalismo di mercato. Essa si fonda sulla fiducia reciproca, sulla crescita delle conoscenze e delle competenze, sulle tradizioni comunitarie e sull’integrazione di questo patrimonio nelle reti regionali, nazionali ed europee del nuovo sviluppo sostenibile.
“Dobbiamo rendere sostenibile il nostro modello di sviluppo,” spiega Roberto Saccone, Presidente di Futura Expo. “Per farlo sono necessari cambiamenti che comportano impegno, conoscenza ed investimenti oltre che visione, consapevolezza e coraggio. Sono passaggi faticosi ma irrinunciabili, sia per ragioni etiche e di sopravvivenza, sia per ragioni economiche, perché i dati ci dicono che la sostenibilità è già oggi, e lo sarà sempre più, il più importante fattore di competitività”.
“Ma è una sfida che va giocata a livello di sistema. Alle istituzioni spetta il compito di compiere scelte in un’ottica di bene comune e di lungo periodo, di dare indicazioni chiare e di semplificare la transizione per imprese e cittadini. A tutti noi è richiesto un cambio di passo: fare scelte quotidiane coerenti con l’obiettivo di promuovere uno stile di vita sostenibile”.
Sprigionare il dinamismo dei ceti produttivi
L’impresa che innova, che investe in ricerca e sviluppo, produce sui territori cambiamenti destinati a contrastare fenomeni molto più ampi e globali come il cambiamento climatico. Occorre allora che alle aziende venga garantita una vera libertà di manovra, che il mercato del nostro Paese possa funzionare correttamente, sprigionando le energie creative tipiche del dinamismo imprenditoriale italiano.
Le aziende sostenibili vanno incentivate dal punto di vista fiscale. L’iniziativa imprenditoriale, la visione e l’impegno rivolto al benessere delle comunità, il senso del dovere, la collaborazione volontaria sono tutti fattori che rendono possibile nella pratica l’idea di sostenibilità. Rendere l’Italia un luogo più ricco, verde, moderno, è la ragion d’essere alla base di iniziative come Futura Expo. (Fine della prima puntata, continua…)