Kanye West e quelle crepe nel muro del politicamente corretto

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Kanye West e quelle crepe nel muro del politicamente corretto

Kanye West e quelle crepe nel muro del politicamente corretto

09 Ottobre 2022

Quando il rapper Kanye West indossa la maglietta “White Lives Matter” alla settimana della moda di Parigi manda in tilt il politicamente corretto. L’industria dell’intrattenimento è una delle stampelle su cui si regge la legittimazione internazionale di Black Lives Matter. BLM è il movimento nato dalle proteste contro le violenze della polizia ai danni di afroamericani, che però ha maturato come obiettivo la sovversione dell’ordine politico-culturale in Occidente.

Attori, musicisti, cantanti, sportivi, in gran parte vittime consapevoli e inconsapevoli della cultura dell’intimidazione di BLM, partecipano da anni a questa falsa costruzione ideologica nella quale l’uomo bianco è sempre un oppressore, le minoranze sempre oppresse. Kanye West capovolge questa narrazione mediatica, dicendo che tutte le vite contano. Bianche o nere che siano. Crea un cortocircuito in BLM e nei suoi sostenitori politici, finanziari, nello star system.

Negli Usa c’è una visione alternativa alle tensioni interraziali cavalcate da BLM. La visione di Martin Luther King Jr, per esempio. Una visione per unire, non per dividere. Quella visione che per due volte ha portato Barack Obama alla Casa Bianca. Non sarà che l’Occidente e la sua storia sono meno razziste di come le racconta BLM? Forse che abbattere statue nella furia iconoclasta dei nuovi social justice warriors non porta a niente?

Il gesto di Kanye West è una rottura forte. Tant’è vero che l’icona dell’hip hop Sean “Diddy” Combs chiede di “non condannare Kanye o cancellarlo”. Sono  le crepe nel muro del politically correct. Diddy Combs difendendo West difende la libertà di parola. Esprimere il proprio dissenso è il sale della democrazia occidentale. A differenza di quello che avviene in Russia o in Cina. Così si spaccano anche le menzogne sulla storia occidentale.