Ucraina, chi sa quando fermarsi evita il pericolo

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Ucraina, chi sa quando fermarsi evita il pericolo

Ucraina, chi sa quando fermarsi evita il pericolo

12 Ottobre 2022

Il ministro degli esteri Lavrov fa sapere che Putin sarebbe pronto a incontrare il presidente americano Biden per discutere della Ucraina. L’incontro potrebbe avvenire al G20 di Bali in Indonesia.

Oggi Biden sulla Cnn ha frenato davanti a una ipotesi del genere, non chiudendo del tutto le porte però. Lo si evince anche dai toni che si abbassano sul rischio di una escalation nucleare.

Biden è passato dall’evocare “l’armageddon” alla convinzione che Putin non userà l’arma atomica. Per Lavrov, questo potrebbe accadere solo se “la Russia fosse in pericolo”. Certo è difficile immaginare un incontro tra Putin e Biden, visto che in Ucraina la situazione peggiora ogni giorno che passa.

Con i rovesci di fronte, la controffensiva ucraina nei territori occupati dai russi, le incursioni in Crimea, e i bombardamenti indiscriminati ordinati da Putin sulle città ucraine, ancora tanti, troppi morti e feriti tra i civili.

Tuttavia, Mosca sembra dare credito alle aspettative di un incontro. Ieri Lavrov parlando alla televisione russa ha detto esplicitamente che Mosca è pronta a negoziare con gli Usa, considerando Washington un attore impegnato direttamente nel conflitto.

Secondo la britannica Reuters e la agenzia di stampa russa Tass, se le autorità americane dovessero proporre un incontro tra i due presidenti, la Russia sarebbe pronta ad accettarlo.

Lavrov ha spiegato che “in diverse occasioni abbiamo detto che non rifiutiamo mai di organizzare incontri. Se ci arriva una proposta, la esamineremo”. Il 6 ottobre scorso, Biden non aveva escluso l’idea dell’incontro, commentando con i giornalisti “resta da vedere”.

Lavrov però è un negoziatore abile. Continua a lamentare il fatto di non aver mai ricevuto una “proposta seria” in merito a possibili negoziati con le autorità ucraine. Ha anche smentito le accuse americane sul fatto che la Russia fino ad ora ha sempre rifiutato qualsiasi trattativa.

Tutto questo però mentre Mosca continua a mietere vittime in Ucraina, mobilita nuove truppe da inviare al fronte, distrugge la rete elettrica di Kiev.

Il Cremlino, in ogni caso, ha collezionato una serie di batoste storiche in quella che doveva essere una “operazione speciale”. Dunque le aperture di Lavrov indicano che il regime di Putin forse sta cercando in qualche modo una via di uscita dal conflitto che ha innescato invadendo l’Ucraina.

Bisogna anche tenere conto dei danni che la Russia sta subendo, ingenti, sia a livello politico ed economico. Nelle relazioni internazionali, con le sanzioni, sia sul terreno dal punto di vista militare. Danni che rischiano di diventare irreversibili.

Come pure però va considerato il fatto che i negoziatori russi potrebbero cercare di sfruttare la debolezza di Biden sul fronte interno. Negli Usa, incombono le elezioni di medio termine. I democratici potrebbero tenere la Camera bassa del Congresso, ma il Senato pende e rischia di passare nelle mani dei repubblicani.

Tutto questo mentre le opinioni pubbliche, negli Usa e in Europa, iniziano a manifestare segni di stanchezza per l’impegno occidentale al fianco di Kiev. In Europa le ricadute della guerra energetica scatenata come ritorsione da Putin contro gli alleati di Zelensky si fanno sentire ogni giorno che passa.

Ieri il G20 ha confermato il sostegno a Kiev. La presidente della Commissione Ue, von der Leyen, ha detto che bisogna isolare la Russia. L’Europa pensa  alla Ricostruzione della Ucraina, un aiuto economico, nel processo di avvicinamento di Kiev alla Ue, che i russi non possono che temere per il dopoguerra.

Insomma, ripensando a un vecchio adagio, chi sa quando fermarsi evita i pericoli. Nel caso dei russi, il pericolo per Putin è di vedersi sbriciolare il regime sotto i piedi.

Un segnale sul progresso della azione diplomatica potrebbe venire già nei prossimo giorni, dopo l’incontro previsto ad Astana in Kazakistan tra Putin e il presidente turco Erdogan.

La Russia potrebbe rinnovare l’accordo per il grano o magari accettare uno scambio di prigionieri. Gli spiragli verso una pace possibile aumenterebbero se Putin accettasse di mettere in sicurezza la centrale nucleare di Zaporizhzhia, dopo gli allarmi sulla sostenibilità del sito di queste ore.

Più complicato al momento immaginare l’ipotesi di un cessate il fuoco, visto che i russi, come abbiamo detto, continuano a martellare l’Ucraina. L’obiettivo di Erdogan resta comunque quello di aprire un canale di comunicazione tra Putin e Zelensky, risultato che darebbe forza alla azione diplomatica per la pace di Ankara.

Va detto che Putin ha riconosciuto anche gli Emirati Arabi come un interlocutore. Mentre in Europa resta un canale aperto con Macron.

Tra Biden e Putin però c’è Zelensky. Ieri il presidente ucraino ha incassato dal G20 la denuncia dei crimini di guerra russi nel suo Paese. Accuse che legittimano Zelensky a chiedere altre armi per portare avanti la controffensiva nei territori occupati. E a dire che lui tratterà con i russi solo quando Putin sarà uscito di scena.

Dal punto di vista ucraino, il ragionamento non fa una piega. Per dirla con Mario Draghi, “il nostro obiettivo deve essere la pace, ma una pace che sia giusta e voluta dall’Ucraina”. Draghi lascia Palazzo Chigi perfettamente allineato con l’alleato americano.

“La Russia è l’unica responsabile di questa guerra. L’ha iniziata e può mettervi fine oggi. Detto questo gli Stati Uniti faranno il possibile affinché gli ucraini possano vincere sul campo di battaglia,” ha detto il portavoce per la sicurezza nazionale americana John Kirby.

“Sarà Zelensky a decidere se e quando sedersi al tavolo dei negoziati”.