Urso, il ministro delle imprese pensa a deregulation e sovranità tecnologica

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Urso, il ministro delle imprese pensa a deregulation e sovranità tecnologica

Urso, il ministro delle imprese pensa a deregulation e sovranità tecnologica

24 Ottobre 2022

Adolfo Urso è il nuovo ministro delle Imprese e del Made in Italy. “La nostra mission,” dice nelle prime interviste rilasciate alla stampa, “è molto chiara”.

“Facilitare l’azione delle imprese, incentivare lo sviluppo tecnologico, allargare la base produttiva. Dobbiamo avere un ruolo propulsivo per invertire la tendenza recessiva e riattivare i meccanismi della crescita”.

“Le previsioni non sono buone, quelle dell’Istat come quelle dell’Ufficio del Bilancio dicono che è finita la fase espansiva e stiamo entrando in un periodo di recessione. Per qualcuno potrebbe durare anche un anno”.

Sburocratizzare tutto

Secondo Urso ci sono “molti fattori che non controlliamo, in primo luogo le spinte inflazionistiche. Gravi elementi di criticità sulle materie prime, non solo per il caro energia. Questa è la linea del fronte su cui dobbiamo subito agire”.

“Nel contempo dobbiamo incidere sui processi autorizzativi, con un’azione di sburocratizzazione. Non dobbiamo limitarci a proteggere ma a far crescere i nostri campioni nazionali, o le nostre filiere produttive da primato, anche con accordi strategici con Francia e Germania”.

Urso parla di “deregulation”. “Ci vuole una visione industriale, non limitarsi a contrastare la congiuntura”.

“Per esempio nel campo dell’energia accanto all’impellenza di garantire l’approvvigionamento occorre aumentare la produzione energetica nazionale. Con tutte le tecnologie disponibili, a cominciare dalle rinnovabili, senza alcuna preclusione o tabù”.

Urso ha dato atto al ministro draghiano Cingolani, ora consigliere di Meloni, “dell’ottima azione svolta”.

Sovranità tecnologica europea

Il ministro insiste sulla sovranità tecnologica contro le acquisizioni da parte di Russia e Cina. “Si può fare moltissimo. Il problema della sovranità tecnologica si va ponendo con sempre maggiore forza negli ultimi anni”.

“È letteralmente esploso con l’invasione della Ucraina da parte della Russia. È un problema italiano, ma anche europeo in generale. Dobbiamo riportare in casa, sul continente europeo quando l’economia di scala non permette una soluzione nazionale, alcune produzioni cruciali”.

“Penso ai microchip che si fanno solo a Taiwan, ai droni, ma anche alle batterie elettriche per le auto del futuro, oppure ai pannelli solari”.

“La transizione ecologica dai combustibili fossili alle rinnovabili non può e non deve significare che l’Europa passa da una dipendenza dal gas russo a una nuova dipendenza dalle tecnologie cinesi”.