Open data e istruzione investimenti strategici per l’Occidente

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Open data e istruzione investimenti strategici per l’Occidente

Open data e istruzione investimenti strategici per l’Occidente

24 Novembre 2022

Il mondo si trova di fronte a sfide epocali, su tutte la demografia e la transizione ecologica. Puntare sui giovani e sui dati, questa è la soluzione proposta da Francesco Billari, rettore della Bocconi, sul Corriere della Sera. Non è una questione di lana caprina, né un discorso sui massimi sistemi. È un discorso che dev’essere centrale nel dibattito pubblico dei Paesi occidentali, in particolare dell’Italia.

Giovani, istruzione e università

“La scuola italiana non può rimanere immobile e rivolta al passato, e deve porsi l’ambizione di portare più ragazzi all’università, dove questi devono poter trovare un terreno fertile”, auspica Billari. La stasi della scuola italiana è effettivamente un problema molto serio.

Ancorata al modello che fu gentiliano, trascura le materie STEM e derubrica Istituti Tecnici e Professionali a scuole di Serie B e C. La dispersione scolastica, soprattutto al Sud, è una piaga, la connessione con il mondo del lavoro è ostracizzata. Gli investimenti nella ricerca e valorizzazione delle università che ne fanno il proprio punto di forza non sono al livello che servirebbe. Insomma, le cose che non vanno sono tante. Eppure, scegliere lo status quo per l’istruzione e per l’università significa trascurare i giovani, quindi perdere le sfide globali.

“Solo investendo su un sistema scolastico e universitario basato sulla generazione delle idee – avverte Billari – i giovani potranno spingere oltre la frontiera della conoscenza da qui al 2050, con invenzioni, politiche, nuove soluzioni sociali in grado di rispondere alle sfide globali”.

Open data, irrinunciabili per leggere ed interpretare la realtà

La raccolta, l’analisi dei dati è centrale per la realizzazione di politiche pubbliche efficaci. “Il primo dovere è di porre come una priorità, finanziandola in modo esplicito, la raccolta dei dati”, spiega Billari. Il caso del Covid è stato esemplare in questo senso, anche se, effettivamente, in Italia l’utilizzo dei dati stato molto poco puntuale, quasi inefficace rispetto a ciò che è accaduto altrove in Europa e nel mondo.

Gli stati dell’Occidente non possono lasciare questo tipo di strategia agli Stati autoritari. Prima di tutto perché restare indietro in questi decenni conflittuali è un rischio troppo grande. Ma non solo. Le democrazie occidentali possono avere un’arma di cui gli autoritarismi non possono disporre per definizione. “Il secondo dovere – annuncia il rettore della Bocconi – è di apertura: i dati raccolti devono essere messi a disposizione per la comunità, in modo non esclusivo. Non dobbiamo arretrare ma anzi accelerare verso il mercato unico europeo dei dati”.

Open Data e giovani, una porta verso il futuro

Gli open data possono essere la porta per la ricerca, la creatività, l’innovazione e quindi la soluzione di problemi di natura internazionale e globale. Per valorizzarli servono nuove generazioni formate e all’altezza del compito. Non si può investire su uno e rinunciare all’altro. Sarebbe assurdo, come quasi è ora, rinunciare a entrambi. “Investiamo oggi per mettere i giovani in condizioni di creare le condizioni per una crescita veramente sostenibile e giusta nei prossimi decenni”, conclude Billari.