Frena il Pil europeo, l’Italia non può sedersi sugli allori

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Frena il Pil europeo, l’Italia non può sedersi sugli allori

Frena il Pil europeo, l’Italia non può sedersi sugli allori

12 Settembre 2023

L’economia europea frena e le cancellerie Ue temono la crescita negativa della Germania. Il prodotto interno lordo nella Ue secondo la Commissione dovrebbe scendere allo 0,8% rispetto alla stima di un pur striminzito 1 per cento di crescita nel 2023, salendo a 1,4 punti percentuali nel 2024. Le conseguenze si fanno sentire anche sull’Italia con nuove stime al ribasso del Pil.

Nel secondo trimestre del 2023 il Pil italiano è sceso dello 0,4 per cento rispetto ai tre mesi precedenti. La prospettiva della Commissione europea per l’Italia nel 2023 è una crescita del prodotto interno lordo dello 0,9% rispetto all’1,2% preventivato. Una congiuntura complicata, segnali di sfiducia che l’esecutivo non può sottovalutare. Anche se il governo Meloni ha dalla sua parte i buoni risultati sull’occupazione e qualche decimale di crescita sopra la media europea.

Il ridimensionamento delle aspettative di crescita, atteso ma non scontato, apre comunque dei varchi alla sinistra che torna ad attaccare il governo. Né aiutano le schermaglie con l’Europa o la piega presa dalla Lega con l’invito a Pontida di Marine Le Pen. Ma la considerazione più generale che va fatta è un’altra. L’Italia continua ad esitare tra una ricetta pienamente liberale in economia e le tentazioni stataliste che non hanno mai abbandonato la classe dirigente del nostro Paese.

Anche il Governo Meloni, per le spinte interne che lo contraddistinguono, oscilla fra la tassa sugli extraprofitti delle banche e il potenziale rilancio delle privatizzazioni. Forse è il momento di scegliere. Nel recinto di quelle regole di bilancio che, presto, torneranno a farsi sentire.