Una grande alleanza tra Stato e imprese per rilanciare la natalità

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Una grande alleanza tra Stato e imprese per rilanciare la natalità

Una grande alleanza tra Stato e imprese per rilanciare la natalità

22 Ottobre 2024

La natalità in Italia è in costante declino: nel 2023, secondo i dati Istat, si sono registrate 379.890 nascite, segnando un calo del 3,4% rispetto all’anno precedente, ovvero 13.000 nuovi nati in meno. E il 2024 non promette meglio, con una previsione di ulteriori 4.600 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. Anche il numero medio di figli per donna è sceso a 1,20, avvicinandosi pericolosamente al minimo storico registrato nel 1995. Non va meglio per le nascite da genitori stranieri, che si fermano a 80.942, con una riduzione di circa 2.000 unità rispetto all’anno precedente.

Scenario allarmante, agire con decisione

“Lo scenario è allarmante,” avverte la Senatrice Annamaria Parente, direttrice dell’Osservatorio sulla Crisi demografica della Fondazione Magna Carta. “Il trend negativo non accenna a rallentare e avrà ripercussioni gravi sui nostri sistemi produttivi, lavorativi, sui servizi sociali, previdenziali e nel rapporto tra giovani e anziani. Ma non bisogna scoraggiarsi.” Secondo Parente, “è necessario intervenire con decisione per invertire questa tendenza. E soprattutto bisogna mirare a politiche strutturali, durature nel tempo, perché se le politiche per la natalità sono deboli o vengono realizzate con interventi ‘spot’, influenzeranno gli anni a venire.”

Le ragioni del calo demografico sono, in parte, anagrafiche. La popolazione femminile in età riproduttiva (15-49 anni) è infatti diminuita, passando da 11,6 milioni a 11,5 milioni tra il 1° gennaio 2023 e il 1° gennaio 2024 (-0,9%). Come sottolinea Parente: “Questo dato ci dimostra che, al di là dei governi che si succedono, le politiche per la natalità devono proseguire negli anni, altrimenti ci troveremo in un perenne inverno demografico.”

Le misure del governo per la natalità e la sfida di politiche stabili

Il Governo ha annunciato, nella prossima legge di bilancio, l’allargamento dei congedi parentali pagati all’80%, da due a tre mesi. “Una proposta che avevamo avanzato con Magna Carta lo scorso giugno nella ricerca Per una primavera demografica,” ricorda Parente. “È una scelta saggia, a patto che queste misure siano stabili, in modo che i genitori e i nascituri non rischino di dover fare i conti con difficoltà economiche.”

La crisi demografica è una delle sfide più gravi che il nostro Paese si trova a dover affrontare, ed è fondamentale rispondere con politiche strutturali e di lungo termine. Negli ultimi decenni, l’Italia ha attraversato una fase di crollo demografico dovuto in parte dovuta proprio all’inerzia delle politiche pubbliche su temi cruciali come il sostegno economico alle famiglie e i servizi per conciliare vita privata e lavoro.

L’assenza di misure adeguate ha aggravato una situazione già delicata, lasciando il Paese sempre più vulnerabile a un progressivo invecchiamento della popolazione, tanto più che la generazione dei baby boomers sta uscendo dall’età riproduttiva, aggravando ulteriormente la situazione.

Parallelamente, si osserva un rinvio sistematico delle nascite, causato dall’instabilità economica e lavorativa, ma anche da ragioni più profonde di natura culturale. Questo fenomeno è particolarmente evidente in alcune aree del Paese: in Trentino i tassi di fecondità sono più alti, mentre in regioni come Basilicata e Sardegna i tassi sono tra i più bassi d’Italia.

Natalità: congedi parentali e welfare aziendale per incentivarla

Oltre all’estensione dei congedi parentali, già applicata con successo in molti Paesi del Nord Europa, si discute di altre proposte come le politiche abitative mirate a favorire l’accesso dei giovani a una casa; il rientro dei “cervelli in fuga” che vanno all’estero per cercare opportunità di carriera e salari più alti; la necessità di una revisione delle politiche su immigrazione e integrazione. Più in generale, emerge la necessità di un nuovo modello di welfare, fondato sulla compartecipazione tra Stato e imprese, che includa misure a sostegno della natalità e il potenziamento dei servizi per l’infanzia.

Lo sviluppo degli asili nido diffusi e delle scuole per l’infanzia, per esempio, non solo aiuterebbe le famiglie nella conciliazione tra lavoro e vita privata, ma ridurrebbe anche le disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud Italia, nonché tra i grandi centri urbani e le aree periferiche a rischio spopolamento.

L’alleanza tra pubblico e privato per invertire il trend demografico

“Con l’Osservatorio sulla Crisi demografica,” conclude la Senatrice Parente, “il nostro impegno va nella direzione della collaborazione con tutti i soggetti interessati, non solo istituzionali a ogni livello ma anche con le aziende che stanno incrementando azioni di welfare aziendale molto importanti e di attenzione verso il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori.” Tra i partner del nuovo Osservatorio sulla Crisi demografica di Magna Carta, che ha affidato la direzione scientifica al professor Gian Carlo Blangiardo, ci sono aziende come WellMAKERS by BNP Paribas, Jointly e ACEA.

“Solo se le politiche pubbliche e le iniziative private andranno di pari passo in una grande alleanza per rendere la nostra società accogliente verso le nuove nascite potremo invertire il trend demografico negativo. Nel 2025, l’attività di ricerca dell’Osservatorio di Magna Carta proseguirà mettendo al centro il tema del lavoro, crocevia per le scelte di vita delle persone e delle famiglie, a partire da quella di mettere al mondo dei figli.”