
Acqua e tech, l’agricoltura digitale per il rilancio del Centro-Sud

09 Agosto 2024
È proprio il caso di dire che in Italia l’acqua non scorre più a fiumi: i bacini tendono a prosciugarsi, le sorgenti si assottigliano, fiumi e laghi scendono di livello, dal Lazio alle Marche, dalla Puglia all’Abruzzo e al Molise. I dati forniti dall’Osservatorio Anbi sull’Italia centro-meridionale sono impressionanti. In Calabria, il presidente Occhiuto ha dichiarato lo stato d’emergenza regionale. La Sicilia è finita sulle pagine del New York Times. Purtroppo, la siccità non è una novità.
Il combinato disposto tra i cambiamenti che hanno trasformato il clima in una roulette imprevedibile fatta di temperature medie in salita e piogge che non si sa bene dove o quando cadranno, e l’incuria dell’uomo, che a sua volta non si è attrezzato per tempo nella eterna battaglia con la “natura matrigna”, rischia di mandare a gambe levate l’agricoltura del Centro-Sud provocando danni anche ad altri settori della nostra economia.
Cambiamenti climatici e incuria umana
Nel 2022, le piogge in Italia sono state del 24% inferiori alla media degli ultimi trent’anni e la disponibilità d’acqua naturale si è praticamente dimezzata rispetto alla metà del secolo scorso. Ma il problema non è solo il clima. In un Paese dove storicamente il Mezzogiorno ha sempre fatto i conti con la siccità, ci sono troppi sprechi: circa un terzo dell'”oro blu” disponibile ogni anno si perde per strada, perché gli invasi sono obsoleti, la metà di quelli esistenti sversa acqua a mare, e gli impianti di dissalazione in certi casi sono in manutenzione da anni. Non finisce qui: siamo tra i primi paesi europei per consumo di acqua e uno degli ultimi per il costo delle tariffe.
Così, la siccità morde l’economia agricola del Centro-Sud, con perdite miliardarie, decine di migliaia di posti di lavoro che si vaporizzano e un aumento stratosferico dei costi di trasporto. In alcuni territori cala drasticamente la produzione di grano duro, ma anche quella di altre colture. E pensare che l’acqua è una linfa vitale per la generazione del Pil: secondo gli analisti di TEHA, l’acqua è “un input produttivo primario” per 1,4 milioni di imprese agricole, 330 mila aziende manifatturiere idrovore e circa 10 mila imprese del settore energetico.
Al momento, il governo si muove su più fronti e non ha fatto mancare la solidarietà alle regioni più colpite. L’esecutivo ha stanziato subito 20 milioni di euro per la Sicilia e, tramite il MiT, ha messo sul piatto quasi un miliardo di euro per l’avvio di cantieri destinati alle nuove opere idriche e per gli interventi sulle opere esistenti. Il Piano nazionale prevede 12 miliardi di euro di investimenti. È stata attivata una Cabina di regia presso la PCM e nominato un Commissario straordinario nazionale per la crisi idrica.
Altre risorse saranno drenate grazie al piano strategico triennale della Zes unica Sud e dai fondi previsti nel PNRR (circa 4,3 miliardi di fondi stanziati dal governo Draghi in avanti, di cui sarebbero stati spesi oltre il 25%). Nei prossimi anni però serviranno molte altre risorse economiche per ovviare a lunghe stagioni di incuria.
Come garantire gli approvvigionamenti idrici
Cosa fare per garantire gli approvvigionamenti idrici necessari a sostenere la produttività agricola e di molti altri settori della nostra economia? Il ventaglio delle azioni possibili è ampio: si può accelerare il rinnovamento delle reti idriche, con interventi precisi e mirati sugli invasi, sulle tubature, e sul recupero dell’acqua, costruendo laddove necessarie nuove infrastrutture per garantire una gestione più efficace delle risorse.
Secondo Massimo Gargano, direttore generale Anbi, “nel giugno 2025 i Consorzi di bonifica italiani potranno certificare di aver risparmiato un miliardo di metri cubi di acqua, di cui 800 milioni per mancate perdite, un risparmio che va a favore del reddito delle imprese agricole e della competitività delle loro produzioni”.
In secondo luogo, va incentivata l’adozione di tecniche avanzate legate a l’agricoltura digitale per ridurre i consumi di acqua, nei metodi di irrigazione e nell’utilizzo di colture più resistenti alle siccità e agli eventi climatici estremi,. Bisognerà anche estendere le campagne di informazione e sensibilizzazione sull’importanza della conservazione dell’acqua e su un uso responsabile delle risorse.
Per inciso, ricordiamo che l’Italia ha grandi disponibilità di acque sotterranee: l’assetto idrogeologico del nostro territorio consente ogni anno una ricarica delle falde che contribuisce a sostenere il consumo idrico nazionale.
L’agricoltura digitale e le buone pratiche italiane
Ma è all’innovazione tecnologica che si deve guardare per realizzare una programmazione idrica seria e per rafforzare il sistema dei controlli, progettando una trasformazione infrastrutturale competitiva e di grandi dimensioni.
Tecnologie come il Digital twin e il WebGIS, ad esempio, rappresentano dei concreti passi in avanti anche per l’agricoltura digitale: i “gemelli digitali”, le copie virtuali interattive delle reti idriche, permettono di monitorare in tempo reale le performance delle reti, identificando le criticità e riducendo i costi.
Il WebGIS, invece, può fornirci una sorta di Google Maps per l’acqua, che aiuta a visualizzare e analizzare i dati spaziali con un clic. GPS, droni, laser scanner e sensori IoT non sono usciti da un film di fantascienza, e possono aiutarci a prendere decisioni più rapide e informate. Sul fronte dell’innovazione tecnologica non tutti i territori del Centro-Sud sembrano sguarniti, anzi.
La Struttura del Commissario straordinario Sisma 2016, in collaborazione con l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale, per esempio, si è già attivata dallo scorso anno in questa direzione, sviluppando nuove soluzioni digitali tra le Marche e l’Abruzzo. “La digitalizzazione è strategica per dotarci di un sistema idrico sostenibile, integrando le tecnologie digitali con le reti di distribuzione e con gli impianti,” spiega all’Occidentale il senatore Guido Castelli, commissario straordinario Sisma 2016.
“Un approccio più orientato al digitale aumenta la conoscenza delle infrastrutture, migliora la gestione, rende le operazioni più efficienti e fornisce una visione dettagliata dello stato delle condotte, delle strutture e delle utenze, oltre a una panoramica completa dell’intero sistema idrico. La tecnologia IoT permette di raccogliere, processare, gestire e rendere facilmente accessibili un numero crescente di dati. La trasformazione digitale potrà estendersi oltre il sistema idrico, mappando e digitalizzando l’insieme dei sottoservizi presenti nell’area del cratere, ampliando così il repository e il livello di conoscenze”.
Per raggiungere questi obiettivi, secondo Castelli, “serve una decisa azione politica che coinvolga tutti i settori della nostra società, le istituzioni locali, le università e i centri di ricerca, il mondo dell’impresa”.
Esperienze come quelle avviate dalla struttura sisma nel Centro Italia andrebbero replicate in altre porzioni del territorio. Attraverso l’innovazione tecnologica, l’agricoltura digitale, una maggiore consapevolezza delle sfide in atto, possiamo mitigare gli effetti della siccità e garantire un futuro più resiliente per le nostre reti idriche.
Superare la querelle tra catastrofisti e negazionisti
In definitiva, l’Italia dovrà trovare soluzioni strutturali per gestire al meglio il suo patrimonio idrico e sostenere l’agricoltura digitale. Non si tratta solo di superare l’ennesima emergenza, ma di avere una visione chiara su come utilizzare questa risorsa vitale: mentre il Meridione è assediato dalla siccità, nel Nord c’è l’incognita maltempo. Tra il 21 e il 22 luglio, ci sono stati 54 eventi meteorologici estremi tra grandinate anomale, nubifragi, trombe d’aria e raffiche di vento, che hanno colpito dal Friuli alle Marche, danneggiando anche gli invasi…
L’impressione è che occorra una buona dose di realismo, perché l’acqua non scorre più come una volta. Dobbiamo superare una buona volta la sterile querelle tra catastrofisti che gridano alla desertificazione imminente e negazionisti convinti che, dopotutto, si tratta solo di un’altra estate torrida.
(Pubblicato il 31 luglio 2024)