Agricoltura 4.0, come incentivare e semplificare l’innovazione al Sud
05 Settembre 2022
Da tempo l’agricoltura guarda a nuovi modelli e in particolare alle opportunità del 4.0. Grazie agli incentivi, le aziende agricole e agroalimentari potranno usufruire del 40 per cento del credito d’imposta per le spese sostenute nel 2021 e nel 2022 per la realizzazione o l’ampliamento di infrastrutture informatiche finalizzate al potenziamento del commercio elettronico, per esempio. L’obiettivo è quello di spingere la trasformazione digitale del settore.
Le potenzialità dell’Agricoltura 4.0 sono immense e la possibilità di integrare i sistemi di coltivazione con soluzioni innovative di automazione e monitoraggio può rappresentare una leva competitiva importante per il settore. Una macchina 4.0, secondo quanto elaborato dall’Agenzia delle Entrate, deve presentare le seguenti caratteristiche:
– sistemi hardware e software che ne facilitino la programmazione ed il controllo;
– interconnessione ai sistemi informatici con caricamento da remoto di istruzioni;
– integrazione automatizzata con il sistema logistico della rete di fornitura e/o con altre macchine del ciclo produttivo;
– interfaccia uomo-macchina semplice e intuitiva;
– sistemi di telemanutenzione e/o telediagnosi e/o controllo in remoto;
– monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo.
La necessità di poter utilizzare macchine sempre più produttive ha spinto la nascita dell’Agricoltura 4.0, finalizzata alla sempre più stretta integrazione tra sistemi elettronici avanzati e macchinari.
Avvicinarsi a standard produttivi più tecnologici e innovativi è fondamentale per un settore come quello agricolo, sempre alla prova di nuove sfide. Accogliere le opportunità dell’Agricoltura 4.0 significa però dover sostenere dei costi che, ad oggi, non tutte le realtà agricole sono in grado di permettersi, nonostante gli incentivi.
Oltre infatti all’acquisto del veicolo vero e proprio, per innalzare i livelli di competitività, è necessario che i macchinari siano integrati con specifici hardware destinati alla raccolta e al monitoraggio dei dati. Infine, per rispettare la normativa e poter accedere agli incentivi, è necessario che il software o l’attrezzatura siano certificati e identificati come “4.0”. In questo caso, per valori inferiori a 300mila euro è sufficiente l’autocertificazione del titolare dell’azienda, in cui l’agricoltore può richiamare la certificazione del costruttore e spiegare come tale strumento si inserisca all’interno dell’azienda agricola. Per investimenti più onerosi è però necessaria una perizia, che può essere predisposta, tra le altre figure, da un ente di certificazione o anche da agronomi, agrotecnici o periti agrari.
Promuovere l’ingresso di tutte le imprese agricole più grandi nel mondo delle soluzioni 4.0 significa anche immaginare nuovi scenari in termini di supporto finanziario.
Il Pnrr, per quanto riguarda gli interventi relativi all’agricoltura, può essere rimodulato con la previsione di un sostegno finanziario maggiore, in particolare verso le imprese agricole e le realtà del Sud Italia dove vanno incentivate le iniziative volte a un buon utilizzo dei fondi del Feasr. Anche i premi comunitari nella Pac andrebbero rafforzati. E sarebbe utile prevedere interventi per semplificare i passaggi burocratici anche nell’ottica di abbattere i costi relativi alle certificazioni.