Aree interne, meno tasse contro lo spopolamento
05 Ottobre 2023
Sarebbe davvero un buon segnale la “tassa piatta” con aliquota al 15% per le persone fisiche, proprietari di negozi e uffici nei piccoli centri abitati sotto i 5 mila abitanti, che affittano a commercianti, artigiani e liberi professionisti. La norma dovrebbe rientrare in uno dei decreti attuativi della delega fiscale, la cornice generale della riforma del fisco.
Già lo scorso luglio il Parlamento aveva scelto di intervenire con la proposta di abbattere fino al 90 per cento l’Irpef per chi prende residenza in un piccolo comune interno. I provvedimenti di natura fiscale possono rivelarsi una delle armi migliori per evitare lo spopolamento dei piccoli borghi in Italia, invertendo un trend demografico negativo che rischia di far sparire letteralmente un pezzo del nostro Paese.
Trovare dei modi per spingere le persone e chi lavora a tornare, o a restare, nei centri più piccoli è fondamentale per il futuro delle aree interne. Le piccole città e i borghi italiani, che si trovano spesso in paesaggi naturali mozzafiato e conservano una parte non secondaria del nostro patrimonio culturale, architettonico, artistico, sono come dei gioielli preziosi che dovrebbero tornare al centro della attenzione del decisore politico.
L’esodo delle giovani generazioni degli ultimi decenni, di chi è partito in cerca di opportunità nelle grandi città , ha dissanguato le aree interne condannandole alla stagnazione economica. La partenza dei residenti più giovani ha fatto sì che molte piccole città si ritrovassero con una popolazione invecchiata, imprese locali in difficoltà e infrastrutture sottoutilizzate.
Le conseguenze dello spopolamento, dunque, sono economiche, sociali, culturali. Tradizioni secolari, forme del nostro artigianato locale, dialetti rischiano di andare persi e con loro un pezzo della nostra tradizione nazionale, della identità italiana. La proposta della aliquota del 15% per i proprietari di immobili che affittano a commercianti, artigiani e liberi professionisti è un passo significativo che va nella giusta direzione: l’incentivo riduce gli oneri finanziari per i proprietari degli immobili e potrebbe attrarre in queste zone del nostro Paese chi vuole aprire una attività .
L’apertura di nuove imprese può fornire servizi e opportunità di lavoro necessari sia ai residenti attuali che a coloro che decidessero di andare a lavorare nei centri più piccoli. Con l’aumento delle opportunità di lavoro, i giovani potrebbero riconsiderare l’idea di lasciare il luogo dove sono nati, scegliendo di rimanere o di tornare nelle loro città d’origine. Questo fatto aiuterebbe a invertire il trend demografico negativo.
Non va sottovalutato inoltre il potenziale turistico delle Aree interne, luoghi che possono attirare visitatori desiderosi di scoprire la parte meno conosciuta dell’Italia; si pensi ai cammini che attraversano il nostro Paese e al mercato, in crescita, del turismo lento o del cicloturismo.
Questo afflusso di turisti sarebbe una preziosa fonte di reddito per le imprese locali e per dare ulteriore impulso all’economia dei piccoli centri. Insomma, l’impegno del governo italiano nell’attuare misure fiscali per combattere lo spopolamento delle aree interne è un passo fondamentale per preservare l’esistenza e il futuro stesso delle nostre comunità . Oltre ai benefici economici, le misure fiscali possono contribuire a salvare il patrimonio culturale e l’identità unica di queste aree.
Dobbiamo tutti impegnarci perché le aree interne del nostro Paese possano tornare a prosperare, assicurando un futuro migliore agli italiani che qui hanno scelto di vivere e lavorare.