
Banca Etica emette 25 milioni di obbligazioni: tutela del lavoro e persone con fragilità

13 Maggio 2022
di Tiziano Rugi
Banca Etica colloca obbligazioni per 25 milioni di euro da impiegare per finanziare aziende recuperate dai lavoratori e imprese o cooperative che creano occupazione per le persone con fragilità. È una buona notizia. L’idea liberale di solidarietà è da sempre favorevole all’intervento e al contributo dei privati, piuttosto che aiuti pubblici indiscriminati e spesso inefficienti. In questo modo il denaro arriva a chi veramente contribuisce in maniera positiva alla società, mentre chi investe tocca con mano dove finiscono i suoi soldi. E si crea ulteriore crescita perché non si tratta di sussidi, ma investimenti. La tendenza è chiara, in Europa come in Italia.
I prodotti ESG (Environmental, Social, Governance) sono richiesti dai risparmiatori e piacciono anche ai grandi fondi e alle banche di investimento, che integrano i criteri ESG nei loro portafogli. L’offerta di mercato si sta adeguando in fretta. Tra il 2015 e il 2020 si parla di un incremento dell’80% di investimenti in prodotti ESG. Per i risparmiatori sono prodotti finanziari a basso rischio visto il rating alto. Per le aziende rispettare i criteri di sostenibilità ambientale e sociale non è un costo ma una risorsa in termini di immagine del brand. E la comunità ci guadagna perché il denaro arriva a progetti di housing sociale, sanità, welfare aziendale, contrasto al digital divide, integrazione delle diversità, promozione del lavoro dignitoso e della parità di genere, senza contare la galassia degli investimenti sulla sostenibilità ambientale.
Banca Etica è rigorosa nei criteri: non tutti però lo sono
Tutto bene, quindi? Non proprio. Il mercato si basa sulla trasparenza delle informazioni a disposizione. Se un’azienda comunica dati alterati o un fondo di investimento fa greenwashing (ambientalismo di facciata) con i suoi prodotti, non è solo un problema etico, ma di manipolazione del mercato. La Commissione europea però da mesi lavora per stabilire regole chiare sulle disclosure. Norme chiare sono cruciali anche per un altro motivo. Attori come Banca Etica sono rigorosi nel valutare se gli investimenti sostenibili e responsabili.
Però in assenza di regole sganciate dalle singole valutazioni, spesso le grandi multinazionali, ad esempio nei settori dell’energia, restano tagliate fuori. Sono queste, però, a muovere risorse finanziarie che possano fare la differenza piuttosto che encomiabili esempi di autogestione. Non tutte le aziende e i risparmiatori, inoltre, sono a conoscenza di un’opportunità di crescita e di finanziamento così importante. In parte è colpa delle istituzioni europee, che non hanno tempi certi nell’adozione delle norme, e i dati che chiedono per la trasparenza sono difficili da reperire per tante Pmi.