Caro gasolio, taglio accise non basta: autotrasporto prima vittima

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Caro gasolio, taglio accise non basta: autotrasporto prima vittima

Caro gasolio, taglio accise non basta: autotrasporto prima vittima

01 Giugno 2022

Per ora il Governo ci ha messo una pezza tagliando fino a luglio le accise di 25 centesimi più Iva. Ma questo taglio orizzontale da solo non può risolvere il problema enorme rappresentato dall’aumento del costo del carburante. Per due motivi su tutti. Il primo è che il prezzo del gasolio alla pompa è comunque schizzato nuovamente per tutto sopra 1.9 centesimi, il secondo è che gli autotrasportatori, la categoria maggiormente penalizzata da questa situazione, ha goduto solo parzialmente di questa riduzione generalizzata.
A pesare sul primo aspetto sono certamente le quotazioni del greggio, tornato negli ultimi giorni a oltre 120 dollari al barile, ma l’ottovolante dei mercati non basta a spiegare il lievitare del costo del gasolio al distributore, anche perchè i periodici ribassi in Borsa non trovano simili corrispondenze sulla strada. E allora è evidente che si innesta un tema di speculazioni che il taglio delle accise varato dal Governo Draghi, nonostante le buone intenzioni, non è riuscito ad arginare, speculazioni che viceversa, probabilmente, con un tetto massimo al gasolio sarebbero state contenute.
Sul secondo aspetto, quello riguardante la situazione dell’autotrasporto italiano, occorre invece aprire una ampia e articolata riflessione. Da mesi gli autotrasportatori, gravati da storici e atavici problemi, primo tra tutti quello della concorrenza selvaggia sul costo dei servizi, chiedono interventi urgenti sul fronte del costo-carburante. Alle proteste spontanee dei mesi scorsi il Governo, attraverso la viceministro Teresa Bellanova, ha risposto con un protocollo, sottoscritto dalle associazioni di categoria che siedono all’Albo, che non ha soddisfatto però le imprese.
Infatti gli aiuti varati si sono tradotti ancora una volta nei vecchi meccanismi, a partire dal rimborso di pedaggi autostradali, dei quali giovano soprattutto le associazioni stesse e i relativi consorzi di servizi dai quali gli autotrasportatori devono passare per ottenere le risorse. Ovviamente filtrate in modo notevole da tali enti.
Ma soprattutto il taglio orizzontale delle accise ha coinciso con l’eliminazione del rimborso sulle stesse accise di cui godevano i veicoli più nuovi (Euro 5 ed Euro 6), un rimborso che era di circa pari importo rispetto alla riduzione generalizzata. Una beffa alla quale si è posto parzialmente rimedio con uno stanziamento di 500 milioni che però, almeno per ora, pur già in Gazzetta Ufficiale, non ha trovato una declinazione concreta. In questo contesto si innesta la liberalizzazione di fatto del settore che ha tolto ogni valore alle vecchie licenze rendendo libera l’iscrizione all’Albo al possessore di qualunque mezzo, anche Euro 0.
E così uno dei settori trainanti dell’economia italiana, che muove da solo il 2% del Pil, si trova ancora una volta ad essere messo in ginocchio. Settore strategico perchè, ricordiamo, in Italia oltre l’80% delle merci viaggia su gomma, settore che da anni attende una riforma strutturale mille volte promessa e mai realizzata. Una difficoltà oggettiva che rende l’autotrasporto debole anche rispetto al tema della legalità e, come certificano tutti i rapporti della Dia, facilmente aggredibile dalla criminalità organizzata.