
Che ci dice la chat Signal sull’isolazionismo del Team Trump

25 Marzo 2025
A volte la storia non ha bisogno di spie, né di talpe, né di whistleblower incappucciati che smanettano da qualche oscuro Paese latinoamericano. Basta una notifica su Signal. È quello che è successo qualche giorno fa, quando il direttore dell’Atlantic, Jeffrey Goldberg, si è ritrovato – per errore, dicono – in una chat ristretta del Team Trump dove si discutevano, con dovizia di emoji, i dettagli di un imminente attacco agli Houthi nello Yemen. Obiettivi, armi, orari: tutto nel cellulare, tutto in chiaro.
Altro che WikiLeaks: i segreti di Stato ti arrivano direttamente a casa, basta essere messi per sbaglio nella chat giusta. I protagonisti di questo apparente abbaglio? Il segretario alla Difesa, il segretario di Stato, il consigliere per la sicurezza Michael Waltz. Se anni fa i MAGA invocavano la galera per Hillary Clinton, colpevole di aver usato un server email privato per faccende di stato, oggi è sufficiente un’app e l’inconsapevole partecipazione di un giornalista a riunioni governative di alto livello per pareggiare i conti del presappochismo.
Trump, ovviamente, nega tutto, anzi dice che l’Atlantic è una rivista destinata al fallimento. Certo l’atto di trasparenza è talmente assoluto da sfiorare l’autosabotaggio, oltre a lasciare una piccola percentuale di dubbi e sospetti. Ma sotto il disastro comunicativo e le violazioni procedurali va detto che questa amministrazione non è poi così isolazionista come si racconta. Anzi, di fronte agli Houthi ha premuto l’acceleratore prima ancora di scrivere il comunicato stampa.