Che sviluppo c’è con il reddito di cittadinanza lo sa solo Tridico

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Che sviluppo c’è con il reddito di cittadinanza lo sa solo Tridico

Che sviluppo c’è con il reddito di cittadinanza lo sa solo Tridico

05 Luglio 2022

La strada per lo sviluppo passa per misure di welfare come il reddito di cittadinanza? Nonostante lo scenario del mercato del lavoro, impoverito sì ma anche immobilizzato da sussidi facili, sembri dire il contrario, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico ne è profondamente convinto.

Nel corso di un intervento tenuto durante il convegno organizzato da Inps-Migrantes, Tridico ha spiegato che “il mercato del lavoro è cambiato, le preferenze degli individui sono cambiate. Non è colpa del Reddito di cittadinanza o di altro, il welfare è un mezzo per lo sviluppo, non un costo. Se siamo e ci consideriamo un paese avanzato con welfare, salario minimo, reddito minimo, pensioni, dobbiamo vedere anche cosa succede negli altri paesi avanzati. E quando domanda e offerta non si incontrano, i salari aumentano“.

Andiamo con ordine, concentrandoci sul reddito di cittadinanza, la linea del piave del Movimento 5 Stelle. Guardiamo i dati forniti dal sociologo Domenico De Masi, da sempre vicino ai pentastellati. Tra i “poveri” che secondo De Masi dovrebbero percepire il reddito di cittadinanza ci sono persone che non lavorano più a causa di salari troppo bassi (1 milione al 2019) o che hanno rinunciato a farlo dopo ricerche infruttuose (un altro milione). Non si capisce quale vantaggio economico possa derivare dal legare queste persone all’erogazione del sussidio mensile. Invece di emanciparle dall’assistenza pubblica investendo sulle politiche attive, le si disincentiva dal lavoro.

A questo aggiungiamo che Inps avrebbe potuto rafforzare il più possibile i controlli sul Rdc, per limitare e prevenire abusi ed assegnazioni illegittime di cui troppo spesso sono piene le cronache giornalistiche. Insomma, rigenerare il mercato del lavoro è una missione che non può passare attraverso gli strumenti del welfare, che hanno altri compiti. Se non si interviene con riforme strutturali, il nostro mercato del lavoro continuerà ad impantanarsi tra costi insostenibili per le imprese, sussidi a platee sempre più ampie e cronica carenza di risorse qualificate.

Il primo passo resta sempre quello di intervenire sul costo del lavoro. Oggi il cuneo fiscale è ancora troppo alto e penalizzante sia per le imprese che vogliono assumere sia per chi è in cerca di nuove opportunità lavorative. Lo sviluppo si fa con la crescita. Per far crescere le aziende, offrire opportunità di lavoro, alzare i salari, bisogna partire tagliando il costo del lavoro. Servono riforme radicali, non parcheggiare a casa le persone che possono diventare produttive versandogli il sussidio statale.