
Com’è andato l’incontro tra Meloni e Xi Jinping

30 Luglio 2024
Un colloquio franco e “trasparente,” dice Giorgia Meloni dopo l’incontro di un’ora e mezzo con Xi Jinping, anche se, parlando di Cina, tutto si può dire eccetto che sia un modello di trasparenza. L’incontro però è servito per due ragioni. La prima riguarda la situazione internazionale. L’Occidente si sforza di far comprendere a Pechino che sostenere lo sforzo bellico della Russia nella sua aggressione contro l’Ucraina non porterà grossi vantaggi nelle relazioni con l’Occidente.
“Penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa. Anche se come sappiamo non interviene direttamente è evidente che questo crea una frizione,” dice Meloni. L’auspicio della premier è che “ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente. Il presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli: ecco, mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso”.
Il regime cinese può essere un “interlocutore molto importante” in Medio Oriente e in Libano, per evitare una “escalation regionale” e potrebbe contribuire alla normalizzazione dei rapporti tra Paesi Arabi e Israele, grazie ai rapporti solidi con Teheran e Riad. Intanto, a Tokyo, nel corso del Quadrilateral Security Dialogue (Quad), i ministri degli Esteri di India, Stati Uniti, Giappone e Australia ieri hanno emesso un comunicato congiunto in cui si sono detti “seriamente preoccupati per la situazione nel Mar Cinese Orientale e Meridionale”. Il Quad ha ribadito la “forte opposizione a qualsiasi azione unilaterale che cerchi di cambiare lo status quo con la forza”.
Nei bilaterali, il viaggio del presidente del consiglio italiano, per ‘ricucire’ i rapporti dopo l’uscita dell’Italia dal contiano Memorandum sulla Via della Seta, punta a coinvolgere Pechino su “materie per noi molto importanti che vanno dalla cooperazione industriale alla tutela delle indicazioni geografiche, la sicurezza alimentare, le materie ambientali”.
Meloni ha presentato il “Piano di rafforzamento del partenariato strategico Italia-Cina” come un successo, un “risultato concreto” nel riequilibrare la bilancia commerciale, visto che “oggi gli investimenti italiani in Cina sono circa tre volte quelli cinesi in Italia”. Gli investimenti cinesi nel 2023 si sono fermati a 2,7 miliardi, contro i 15 dell’Italia in Cina. Oggi Pechino ha sorpassato gli Usa come partner economico della UE, Germania e Francia sono in testa per le esportazioni verso il Dragone. L’Italia, al quarto posto, esporta moda, chimica e macchinari. Chip, batterie e prodotti green sono invece i prodotti più richiesti dall’Unione europea.
Ma sulla possibilità di portare industrie cinesi a produrre auto elettriche in Italia (in Spagna Pechino lo fa già), Meloni ha parlato di “accordi di cornice,” più che di stabilimenti o investimenti cinesi in Italia. Per ora, siamo ai tavoli tecnici. Sullo sfondo, il Golden power con cui da Draghi a Meloni si preserva l’interesse nazionale. Per il Global Times, voce dei comunisti cinesi, “l’Italia è passata da un approccio ideologico a uno più pragmatico”. Vedremo.