Così la Fiom punta ad alimentare la crisi tra Cgil e Confindustria
13 Settembre 2009
di redazione
La riappacificazione è durata poco tempo; molto meno di quanto sia servito perché i giornali che avevano "sparato la notizia" in apertura finissero in pescheria ad incartare il pesce azzurro (che è nutriente e conveniente, soprattutto in tempi di crisi).
A Cernobbio, durante il seminario dello Studio Ambrosetti, la presidente Emma Marcegaglia e il segretario della Cgil Guglielmo Epifani si erano incontrati ed avevano parlato tra loro, rilasciando poi dichiarazioni improntate al dialogo. Da quel momento tutte le attenzioni si erano concentrate sull’avvio delle trattative per il contratto dei metalmeccanici, dove i sindacati avevano presentato – non era la prima volta – delle piattaforme separate. La novità di questa volta era un’altra: dopo l’accordo quadro del 22 gennaio scorso era cambiato il contesto normativo, economico e procedurale in cui avrebbe dovuto svolgersi il negoziato. Solo che questo nuovo contesto non aveva avuto l’adesione della Cgil e quindi della Fiom. Quanti avevano dato credito ai segnali di disgelo tra Confindustria e Confederazione rossa, si aspettavano che, a quel tavolo, si cominciasse a parlare di merito, alla ricerca di una mediazione sugli incrementi salariali, senza porre, da ambedue le parti, questioni pregiudiziali rispetto all’atteggiamento da tenere sull’accordo quadro: nessuna abiura, ma nessuna ostilità.
I dirigenti della Fiom, invece, hanno tenuto la solita linea di condotta intransigente: per loro sono ancora in vigore il protocollo del 1993 e gli adempimenti relativi. Così, Gianni Rinaldini e compagni si sono ben presto alzati dal tavolo annunciando inoltre che la vicenda non si sarebbe conclusa lì. Ovviamente, alla Fiom è arrivata subito la solidarietà della Confederazione. Ora, si tratta di capire che cosa succederà al tavolo del negoziato dei metalmeccanici.
Si arriverà ad un accordo separato entro poche settimane oppure vi sarà una pausa di riflessione ? La risposta a questo interrogativo può darla solo la Confindustria, la quale si troverà a prendere la decisione che angoscia i suoi vertici da anni: andare avanti o meno senza la Cgil.
E’ evidente che la Fim e la Uilm hanno interesse a tirare diritto. Un riavvicinamento tra la Confindustria e la Cgil – per la piega che hanno preso gli avvenimenti – comporterebbe, quanto meno nei fatti, una sconfessione del contenuto dell’accordo quadro. Ma la Federmeccanica come si comporterà? E’ plausibile che da Viale dell’Astronomia sia rivolto alla Federmeccanica un invito alla riflessione, a prender tempo e a non far precipitare scelte che si ripercuoterebbero su tutto il fronte dei contratti. Probabilmente le diplomazie confederali stanno lavorando per tenere in apnea il negoziato dei metalmeccanici fino a quando non saranno trovate le intese nelle altre vertenze di categoria, naturalmente su basi compromissorie che salvino anche le posizioni della Cgil. A quel punto il caso Fiom rappresenterebbe non la regola, ma l’eccezione.
La strategia dell’organizzazione dei metalmeccanici, però, è del tutto diversa: Rinaldini e soci puntano a far precipitare la crisi nei rapporti tra Cgil e Confindustria, a far saltare tutti i tavoli, nella speranza (in realtà si tratta di una visione allucinata) di un nuovo autunno caldo, quarant’anni dopo.
La partita è quindi delicatissima, all’interno della Confederazione, che si appresta al cambio della guardia al vertice (si parla di una candidatura di Epifani alle elezioni regionali in Umbria). Tra poche settimane c’è da aspettarsi che si rinsaldi l’alleanza tra la Fiom e la Funzione pubblica, anche in chiave di lotta per il potere all’interno della Confederazione.
Anche il Governo vuole svolgere un ruolo. L’aver messo in campo il tema della partecipazione dei lavoratori agli utili (il ministro Sacconi ha dato due mesi di tempo alle parti sociali per cercare un "avviso comune") è un altro problema per la Cgil. Ma l’esecutivo vuole che anche questo elemento vada a rafforzare la contrattazione decentrata.