Dai fringe benefit verso il benessere aziendale, la Legge di bilancio e la sfida della natalità

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Dai fringe benefit verso il benessere aziendale, la Legge di bilancio e la sfida della natalità

Dai fringe benefit verso il benessere aziendale, la Legge di bilancio e la sfida della natalità

09 Novembre 2023

Fringe benefit, benessere in azienda, natalità. La Legge di Bilancio è approdata in Parlamento e vanno approfondite le misure di sostegno alle famiglie, ai genitori che lavorano, e per favorire la natalità nel nostro Paese. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha rassicurato l’opinione pubblica esprimendo soddisfazione per una manovra finanziaria che riduce la pressione fiscale a sostegno di lavoratori e famiglie.

Nel testo si parla molto di famiglie, con particolare attenzione a quelle più in difficoltà. I numeri parlano chiaro: 10 miliardi di euro verranno investiti nel taglio del cuneo fiscale e contributivo. La riduzione avrà effetto, si calcola, su una platea di circa 14 milioni di dipendenti. Dalla quota di contributi dei dipendenti che guadagnano da 25mila euro fino a 35mila, saranno scontati sette punti percentuali.

Per le tredicesime mensilità non varrà lo stesso beneficio, saranno più magre rispetto all’anno corrente, con il vecchio taglio del 2-3% vigente. Per quanto riguarda i premi di risultato, l’imposta rimarrà fissa al 5% con incentivi fino a 3mila euro per i redditi fino a 80mila euro. Centrale la questione dei fringe benefit. È stata innalzata la soglia di esenzione fiscale, oggi pari a 258 euro. In particolare, i nuovi limiti saranno mille euro per tutti i lavoratori dipendenti e duemila per quelli con figli fiscalmente a carico, compresi quelli adottivi o affidati.

Una considerazione che si può fare in proposito è che nell’ambito delle politiche di welfare, e nello specifico in quelle di welfare aziendale, non si dovrebbe puntare solo su benefici di tipo economico per i lavoratori, che ovviamente non sono secondari, bensì provare a impostare un discorso più ampio sulla funzione sociale del welfare in azienda e dunque su quali eventuali nuove misure lo Stato potrebbe prendere d’accordo con le aziende, per esempio sul versante del wellbeing e del benessere dei dipendenti.

Misure come quelle sui fringe benefit servono certamente a offrire una copertura per le famiglie alle prese con le oscillazioni finanziarie degli ultimi anni, ma altrettanto importante è occuparsi della sfera umana, psicologica, dei lavoratori, del rapporto che c’è tra tempo di vita e di lavoro, temi essenziali per lo sviluppo del welfare pubblico e privato. Tutte questioni destinate ad avere una ricaduta sulla principale battaglia di lungo periodo intrapresa dal Governo Meloni, ovvero quella per contrastare l’inverno demografico in Italia.

Il nostro è uno dei paesi demograficamente più vecchi al mondo, con un quasi 30% di over 65. Il calo della natalità dovrebbe essere, in parte, affrontato facilitando la vita a chi vuole mettere al mondo dei figli, agevolando l’ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani e fornendo strumenti economici utili ai genitori che lavorano. Ma per invertire il trend demografico negativo occorre un quadro di interventi nei prossimi anni che vada a incidere su aspetti quali la gestione dei figli da parte dei genitori che lavorano.

Un aiuto importante potrebbe arrivare, per esempio, da un ulteriore incremento degli asili nido che ad oggi in Italia sono ancora pochi, costosi e mal organizzati. Investire nelle strutture per l’infanzia, coinvolgendo anche il mondo imprenditoriale nella offerta di servizi ai dipendenti, renderebbe più semplice la quotidianità di molti nuclei familiari. Si potrebbe pensare anche a delle forme di sostegno per le famiglie costrette a ricorrere a baby-sitter quando non è possibile affidare i figli ai nonni, che comporta spesso un aggravio di spese sul bilancio familiare.

Per una madre che lavora poter contare su un accesso certo ad un asilo pubblico o privato e su un aiuto per le rette produrrebbe effetti postivi, sia sul piano dell’inserimento nel mondo del lavoro e della continuità di carriera da parte delle donne, sia sul piano educativo e sociale per i bambini. Un altro aspetto importante che la Legge di Bilancio, a ragione, affronta è la deduzione maggiorata del 20% del costo del personale nel caso di incremento occupazionale. Quest’ultimo salirà al 30% laddove l’assunzione interessasse lavoratori “svantaggiati”; ossia con disabilità o detenuti in istituti penitenziari o coloro che sono ammessi alle misure alternative alla detenzione.

Il “maxi-sconto” riguarderà le assunzioni di donne di qualsiasi età con almeno due figli di età inferiore a 18 anni o prive di una occupazione regolarmente retribuita da almeno sei mesi e l’impiego di under 30 per favorire il lavoro giovanile. In conclusione, la legge di bilancio al vaglio delle Camere scommette sulla inclusione sociale e il superamento delle disuguaglianze di genere attraverso aiuti economici, e per questo appare sicuramente meritevole di plauso. A una più attenta interpretazione mostra alcuni limiti nel rendere strutturali parte delle misure che abbiamo descritto.

In ogni caso, per fornire un aiuto concreto alle famiglie e far ripartire la demografia del nostro Paese occorre gettare lo sguardo in avanti, occupandosi sempre più pragmaticamente sia delle misure di taglio economico, sia di quelle legate al benessere della persona umana. La famiglia è il luogo dove ognuno di noi diventa quel che è e diverrà per certo una persona migliore crescendo in un ambiente armonioso e sereno, in cui i genitori potranno contare su un impiego, una donna non dovrà scegliere se lavorare o diventare madre e i figli vedranno riconosciuti i propri diritti alla cura e all’educazione.