DeepSeek dimostra che sull’IA l’Europa deve crederci di più

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DeepSeek dimostra che sull’IA l’Europa deve crederci di più

DeepSeek dimostra che sull’IA l’Europa deve crederci di più

03 Febbraio 2025

Il 20 gennaio, la Cina ha sorpreso il mondo con il lancio di DeepSeek-R1, un nuovo chatbot basato sull’intelligenza artificiale generativa, sviluppato dall’omonima start-up. DeepSeek ha raggiunto risultati notevoli adottando un approccio più efficiente e meno costoso rispetto ai concorrenti: si stima che il suo costo di realizzazione sia stato pari al 3% dell’investimento delle aziende statunitensi rivali. Oltre a distinguersi per la qualità del modello IA, paragonabile ai migliori sul mercato, si tratta di un servizio open source, disponibile gratuitamente online, con un codice liberamente utilizzabile e implementabile.

Sembra dunque che sia emerso un nuovo competitor di rilievo nel settore dell’alta tecnologia, irrompendo sulla scena economica globale nello stupore generale. Si è parlato di un nuovo “momento Sputnik”, paragonando l’evento all’inaspettato lancio del primo satellite nello spazio da parte dell’Unione Sovietica: alla fine degli anni Cinquanta sembrava che l’URSS dovesse prevalere nella corsa allo spazio, ma nel decennio successivo furono gli Stati Uniti a mandare per primi l’uomo sulla Luna. Il paragone, insomma, rischia di essere poco calzante.

Del resto il bipolarismo è finito con la Guerra Fredda e, considerando i risultati di DeepSeek, è evidente che il panorama monopolistico statunitense nel campo dell’IA potrebbe essere messo in discussione. Dopo il suo debutto sul mercato, DeepSeek è diventata una delle app più scaricate sia negli Usa che in Cina, mentre le azioni di Nvidia – il colosso dei chip, le cui quotazioni erano schizzate alle stelle dopo l’uscita di ChatGPT nel 2022 – hanno registrato un calo significativo.

La svolta di DeepSeek sui costi sfida la narrativa del “più grande è meglio” che ha guidato la corsa all’IA negli ultimi anni, dimostrando che modelli relativamente piccoli, se addestrati correttamente, possono eguagliare o superare le prestazioni di quelli più imponenti. In realtà non c’è da sorprendersi: in un contesto globale di concorrenza e libero mercato, immaginare un dominio incontrastato delle aziende occidentali non sarebbe realistico.

L’esempio cinese ha dimostrato che le aziende di intelligenza artificiale possono ottenere capacità avanzate con investimenti molto inferiori rispetto a quanto si pensasse in precedenza. Questo potrebbe presto tradursi in un’ondata di investimenti in piccole start-up IA e in una concorrenza più serrata per i giganti della Silicon Valley. Sarebbe una lezione per la sonnolenta Europa, che finora, a causa degli elevati costi di addestramento, ha lasciato che la competizione sulla IA si svolgesse in un contesto ristretto, dominato da pochi attori, preferendo assumere il ruolo del regolatore.

E per quanto riguarda la Cina probabilmente siamo ancora prigionieri di un vecchio pregiudizio, che vede il Gigante rosso come una semplice estensione produttiva dell’Occidente: un polo di delocalizzazione che non può accedere alle più sofisticate fasi di ricerca, sviluppo e progettazione. In altre parole, una eccellente esecutrice. Le cose cambiano. Anche ritenere che il Partito Comunista cinese abbia limitato le possibilità e gli stimoli creativi rischia di apparire anacronistico.

Nel 2023, la Cina ha registrato il maggior numero di brevetti al mondo e le sue università formano oltre 6.000 dottorati al mese in discipline STEM, un numero di gran lunga superiore a quello degli Stati Uniti. Negli ultimi decenni, Pechino ha perseguito una strategia mirata, combinando un’intensa produzione industriale con un deciso spostamento verso i settori tecnologici avanzati. Ha adottato una visione strategica su quali industrie rendere competitive, sebbene questa scelta possa presentare dei limiti.

Alcuni analisti ritengono che il modello di sviluppo economico cinese proprio per queste sue caratteristiche possa entrare in contrasto con l’assetto politico, portando a una repressione dannosa per l’iniziativa privata o a una possibile apertura democratica. Lo sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale, frutto di un ambiente tecnologico e scientifico occidentale, segnerà un’accelerazione dei processi sociali e politici a Pechino?

La verità è che le aziende, siano rosse o a stelle e strisce, devono affrontare la concorrenza secondo le logiche di un mercato aperto. Se a un prodotto ne corrisponde un altro uguale e contrario, ma che funziona meglio e costa meno, l’azienda leader deve ripensare la propria strategia per generare nuovo valore e riconquistare la propria posizione rendendosi competitiva. Ecco perché il presidente Trump non ha perso tempo a dire che “il lancio di DeepSeek AI da parte di un’azienda cinese” è “un campanello d’allarme per i nostri settori, che devono concentrarsi al massimo sulla competizione per vincere”.