
Direttiva Ue, c’è tempo per le case green…

14 Gennaio 2023
Ma non sarà che ci si sta preoccupando un po’ troppo preventivamente della proposta di direttiva europea per le abitazioni “green”? È vero che in un Paese come il nostro c’è il rischio che provvedimenti come la ristrutturazione verde di casa rischia di diventare un macigno per i conti delle famiglie. In fondo come viene ripetuto da più parti siamo un paese di proprietari di case. Da qui le accuse sulla ‘eco-patrimoniale’ europea, dopo la presa di posizione della presidenza svedese della Ue che si è impegnata in tal senso. Come pure è giusto pensare a un intervento politico del nostro Paese in Europa che difenda la ‘specificità’ del patrimonio edilizio italiano.
I tempi della direttiva Ue sulle case green
Con soluzioni flessibili, “strutturali e di lungo periodo” come chiede Ance. In Italia, si tratterebbe di ristrutturare qualcosa come 9 milioni di immobili. Va detto però che parliamo di una proposta di direttiva che verrà votata da qui a sei mesi dall’Europarlamento. Per ora è tutto rimandato a febbraio. In ballo, ci sono 1500 emendamenti alla proposta della commissione. L’orizzonte temporale della direttiva, nell’ambito di Fit for 55, sarebbe a sua volta inquadrato negli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite recepiti dal Green deal europeo, quindi se ne parla da qui a sette anni (da qui al 2033 nei desiderata della Commissione).
La Ue lascia anche uno spazio di manovra ampio per i singoli governi, chiedendo di raggiungere l’obiettivo emissioni zero sul patrimonio immobiliare da qui al 2050. Il tutto si risolverebbe poi con la emissione di una certificazione energetica al momento della vendita o dell’acquisto della casa. Lasciando sempre ai governi nazionali la possibilità di decidere su eventuali sanzioni. In Italia resterebbero fuori gli edifici costruiti prima della Seconda guerra mondiale, le seconde case e i fabbricati indipendenti sotto i 50 metri quadri.
Sulla strada della sostenibilità
Per cui vale la pena ragionare sugli obiettivi di efficientamento energetico e di riduzione delle emissioni inquinanti, le case sono responsabili per il 40 per cento del consumo energetico e per il 36 per cento delle emissioni di gas serra secondo la Ue. Insomma qualche soluzione bisognerà pure trovarla se abbiamo imboccato la strada della sostenibilità. Una strada che probabilmente passerà anche in questo caso su sostegni e incentivi statali fiscali. Ma c’è tempo per farlo e forse non è il momento adatto per scatenare un braccio di ferro con Bruxelles. Se mai, vale la pena andarci cauti con certe promesse che arrivano dal mondo pentastellato.
L’idea cioè di creare un altro Recovery Fund europeo, un Eco Recovery, che paghi anche le ristrutturazioni delle case green. Se è vero che l’Europa non può scaricare sulle famiglie i costi della transizione ecologica, è pur vero che i Recovery non cascano giù dal cielo ma c’è sempre qualcuno a pagarli.
(Nella foto, il primo ministro svedese Kristersson arriva a Bruxelles)