Donne, vita, libertà

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Donne, vita, libertà

Donne, vita, libertà

Donne, vita, libertà. Nel film Il Signore degli anelli c’è la scena in cui la figlia del re degli uomini affronta il demone del male rappresentato da una mostruosa creatura che la sovrasta. Con la propria voce le intima: “Tu non puoi farmi nulla, nessun uomo può uccidermi o sconfiggermi”. In quel momento la ragazza si toglie la propria armatura e prima di ucciderlo con la propria spada gli dice: “Ma io non sono un uomo, sono una donna”.

Dalla rappresentazione cinematografica alla realtà odierna sono le donne che oggi in tante parti dilaniate del mondo stanno sfidando i demoni dell’ingiustizia, della violenza, della dittatura. Dall’Ucraina alla Russia, dalla Cina all’Iran in prima linea le immagini di donne a volto scoperto, indifese che sfidano la potenza di entità folli antistoriche. Rischiando la libertà, la vita. E’ come un grido che varca i cancelli, i muri della comunicazione globale, il politicamente corretto.

Con le proprie regole. Si impone, parla direttamente alle popolazioni di mezzo mondo. E’ già accaduto nella storia non solo recente. E oggi sta accadendo di nuovo. Se nel vecchio emisfero occidentale se ne accorgesse qualcuno addetto ai lavori, giornalisti e politici compresi, affermando semplicemente: “Questa è la notizia”. Riaffermando una semplice regola del giornalismo.

In Iran il volto sorridente di una ragazza poco più che ventenne fa il giro del mondo. E’ stata uccisa dalla polizia di regime di Teheran perché non portava correttamente il velo che doveva coprire i capelli. Altre donne perdono la vita nelle manifestazioni di protesta. Decine, forse centinaia. Scendono in strada. Il grido è sempre lo stesso “Donne, vita, libertà”. Ad oggi il mondo è distratto dai campionati mondiali di calcio.

Un’altra immagine mostra una donna a volto scoperto che nello stadio del Qatar sventola una bandiera, non quella iraniana ma quella persiana proibita dal regime. Viene subito fermata. In Iran la protesta continua, prende forza. Si continua a morire. La mamma, le figlie, le ragazze in prima fila armate solo del proprio coraggio. Lo stesso coraggio di un’altra immagine simbolo, in una strada di Teheran, due giovani, un ragazzo e una ragazza si baciano.

Anche volersi bene è proibito nel regime dei sacerdoti iraniani. Ma la lotta delle donne non ha confini, barriere. Al di là della paura, dell’età. Una nonna abbraccia suo nipote soldato in ginocchio. Piange con lui nella città di Kherson appena liberata. La città simbolo della lotta dell’Ucraina contro il dittatore russo.

Le immagini che in questi mesi arrivano dal fronte della lotta di Kiev ci hanno mostrato donne, madri, piene di dignità, con i propri figli in braccio, con il volto forse sconvolto ma deciso nelle sofferenze. Altro dolore che in questi giorni di gelo con l’arrivo dell’inverno dovranno affrontare.

Soltanto poche ore fa dalla Cina, da una di quelle città nell’immenso paese è arrivata una ripresa, molto probabilmente sfuggita al regime, di due ragazze che senza mascherina anti covid vengono fermate dalla polizia. Quello che impressiona è la violenza dell’operazione. Spintonate, obbligate in ginocchio, a testa in giù sull’asfalto di una piazza davanti a decine di persone ignare e impotenti a fare, a dire qualcosa.

Con le mani dietro la schiena, con il volto sconvolto. Forse un segnale inquietante di come la pandemia incide ancora pesantemente in quel paese o di come la Cina reagisce a tutto ciò? Comunque qualche domanda circa queste due ragazze cinesi trattate con tanta violenza si pone. Dalle ragazze in una strada di una città cinese alla più famosa e conosciuta giornalista russa, altra donna, che ha avuto il coraggio di sfidare il potente dittatore Putin.

Contestandolo apertamente per la sua guerra di invasione dell’Ucraina. Stavolta una giornalista. Prima considerazione. Quello che sta avvenendo in questi paesi riguarda in primo luogo la richiesta di libertà di diritti, di rispetto della persona, di uguaglianza tra uomini e donne. Guarda caso i pilastri che sono alla base della civiltà occidentale. La nostra storia. La nostra civiltà. Parlano le immagini. In un mondo fatto di veloce comunicazione globale.

Sarebbe bello smetterla di chiacchierare, di fare commenti e analisi inutili. Un abbraccio, un bacio, un grido così come la violenza gratuita, la repressione non hanno bisogno dei santoni del politicamente corretto. Una volta si diceva le immagino parlano da sole. Sempre se uno vuole vederle e non girarsi dall’altra parte. Ma per l’Occidente la sua forza la sua storia è sempre stata quella di affrontare le sfide. Con coraggio e determinazione quando sono in gioco valori essenziali.

In un recente libro si descrive la capacità di alcune donne inglesi che lavoravano giorno e notte durante la seconda guerra mondiale per decifrare i codici, gli ordini nazisti. Winston Churchill puntò su queste donne ed ebbe ragione. La storia è piena dei racconti del loro coraggio.

Oriana Fallaci nei suoi articoli sulla guerra, sui conflitti, sulle dittature di mezzo mondo portava sempre con sé la solita macchina fotografica. Diceva “una foto, una immagine può spiegare tante cose”. Sempre contro le dittature, contro la violenza. Da qualsiasi parte provenga. La libertà scritta a caratteri cubitali.

Quando gli americani negli anni Sessanta iniziarono la corsa alla conquista dello Spazio, in grave ritardo rispetto ai sovietici, puntarono su tre donne appena laureate. Per di più di colore. E fu la svolta per l’esplorazione spaziale che li portò ad arrivare per primi sulla luna.

Ancora un’altra donna. Stavolta seduta in una delle tante ville della città eterna. A circondare la storia di Roma. E’ di origine iraniana. E’ in un’età in cui può dire di aver vissuto ma ha la forza di chi può affrontare gli anni che verranno. Un piccolo centro di un paese che lei ama definire come Persia. Fa parte di quella comunità che ha trovato nel nostro paese il luogo deve poter vivere. Sorride, parla della sua storia, delle sua famiglia. Di ricordi di voci che si porta dentro.

E’ un dialogare lieve, pieno di rispetto. Un incontro tra due mondi che la storia personale ha voluto mettere in comunicazione con lo sfondo dei grandi cambiamenti sociali. Sorrisi interrotti per pochi istanti da una boccata di sigaretta. Silenzi riordinati da pensieri e frasi comunque di lingue diverse. Poi… “Che cosa sta accadendo nel tuo paese. Cosa pensi che avverrà?”. Una frase, una domanda che ha il potere di far emergere una determinazione che era solo stata accantonata.

“In Persia le donne stanno lottando per i vostri stessi valori. E non smetteranno di lottare finché non avranno vinto. Per diversi anni la vostra storia si è incrociata con la nostra. Adesso è il momento di tornare a camminare insieme”. Ripete “Donne, vita, libertà”. Forse stavolta questa non sarà un’immagine che farà il giro dei social ma gli occhi di quella donna rappresentano e dicono più di qualsiasi parola.