E adesso Conte vuole più tasse sugli extraprofitti per tutti

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E adesso Conte vuole più tasse sugli extraprofitti per tutti

E adesso Conte vuole più tasse sugli extraprofitti per tutti

09 Agosto 2023

Ieri la tassa una tantum del 40% sugli “extraprofitti” realizzati dalle banche negli ultimi due anni annunciata dal Governo ha provocato un tonfo dei titoli bancari in Borsa. A Piazza Affari gli istituti di credito hanno perso circa 10 miliardi di euro, trascinando al ribasso il listino (-2,12%). Tassare gli “extraprofitti” non è un’idea nuova. Il governo Draghi ci aveva provato tassando quelli delle imprese energetiche.

Negli ultimi anni, come ricorda in una intervista a La Stampa di oggi il ministro Urso, le tasse sugli extraprofitti delle banche sono state applicate in altri Paesi come la Spagna. “Mi risulta che gli istituti di credito (spagnoli, ndr) abbiano già pagato una prima tranche di 637 milioni. Le previsioni del ministero dell’Economia spagnolo sono di un incasso che supererà 2,9 miliardi. Una misura simile è in discussione in Gran Bretagna, che è il regno delle banche in Europa e dove il dibattito quotidiano registra accuse virulente al sistema bancario”.

Urso: “La tassa andrà a sostenere i ceti più deboli”

Sempre secondo Urso, “negli ultimi mesi è stata fatta notare più volte l’anomalia per cui le banche stavano godendo dei benefici derivanti dall’innalzamento dei tassi ma non avevano di riflesso aumentato la remunerazione dei conti correnti e dei conti di deposito. Forse se ci fosse stata più responsabilità questa misura non sarebbe stata necessaria. E c’è una cosa ancora più importante. La tassa andrà a sostenere i ceti più deboli, in particolare le famiglie in difficoltà con il loro mutuo sulla prima casa, cercando di calmierare le rate. Non solo, ma parte dei proventi sarà utilizzata per tagliare le tasse, sia l’Irpef sia il cuneo fiscale. Insomma, le risorse andranno a chi ne ha più bisogno”.

L’obiettivo di provvedimenti del genere da parte dei governi è sempre quello di affrontare le diseguaglianze economiche. “Redistribuire una piccola parte” dei miliardi di utile che le banche stanno facendo “senza muovere un dito” per effetto delle decisioni della Bce “credo sia opera economicamente e socialmente doverosa”, ha ripetuto oggi il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini a Radio anch’io.

Ma quali sono i rischi? Oltre agli effetti negativi sul mercato finanziario e quindi sugli azionisti, soluzioni come la tassazione degli “extraprofitti” potrebbero portare a una perdita di competitività del settore bancario italiano rispetto ad altri con regimi fiscali più favorevoli. Introdurre degli elementi distorsivi nella allocazione dei capitali può rendere gli istituiti bancari meno propensi a finanziare il mondo imprenditoriale e l’innovazione, motori essenziali dello sviluppo economico.

Conte: “Introdurre un contributo sugli extra-profitti di settori economici che hanno conseguito utili record”

Oggi uno dei leader della opposizione, Giuseppe Conte, ha rivendicato le tasse sugli extraprofitti, spiegando che “M5s fa delle proposte, veniamo attaccati e poi sono costretti a darci ragione”. Parlando con il Fatto Quotidiano, Conte ricorda che “a marzo con il capogruppo Francesco Silvestri abbiamo sottoposto direttamente a Giorgia Meloni, nel question time alla Camera, la nostra proposta di tassare gli extra-profitti bancari per aiutare le famiglie in difficoltà per caro mutui e rincari. Meloni ci ignorò e cambiò discorso”.

“Se il governo ha scoperto in ritardo un po’ di coraggio faccia copia-incolla anche delle nostre proposte di introdurre un contributo sugli extra-profitti di settori economici che hanno conseguito utili record grazie a circostanze eccezionali come pandemia, crisi energetica e guerra: dal settore farmaceutico a quello assicurativo, passando per l’industria bellica. Quella risorse vanno indirizzate a famiglie e imprese, che a quelle circostanze eccezionali hanno già pagato dazio”.

Ecco che allora l’introduzione della tassa sugli extra-profitti per le banche rischia di creare un precedente per un maggiore interventismo dello Stato nella economia, con la conseguente maggiore regolamentazione e pressione fiscale sul settore finanziario.  Le regole e le tasse, ovviamente, servono ma renderle eccessive può limitare la libertà economica, aumentare la burocrazia, contrarre gli investimenti nella innovazione. Raffreddando la crescita economica del Paese.