Extinction Rebellion, gli “utili idioti” dello Statalismo green

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Extinction Rebellion, gli “utili idioti” dello Statalismo green

Extinction Rebellion, gli “utili idioti” dello Statalismo green

18 Novembre 2022

Gli attivisti climatici di Extinction Rebellion negli ultimi giorni si sono incollati a una grande arteria stradale in Francia. Gli attivisti hanno detto di voler bloccare il traffico per protestare contro i cambiamenti climatici. Solo che questa volta, com’è accaduto anche a Roma settimane fa, le persone bloccate hanno reagito. Spostando con la forza gli attivisti di Extinction Rebellion ai margini della strada per poter passare.

Questo genere di reazioni di John e Jane Doe sono determinate dalla crescente frustrazione davanti ai comportamenti radicali degli estremisti ambientalisti. È la stessa ragione per cui i musei stanno alzando i controlli per evitare che altri vandali se la prendano con opere d’arte secolari. Opere di artisti della nostra cultura millenaria che certo non sapevano nulla del global warming né hanno contribuito ad alimentarlo.

L’utopismo millenarista di Extinction Rebellion

Del resto, la comunità scientifica concorda sul fatto che i cambiamenti climatici non sono unicamente il frutto di fattori antropici. La discussione sul clima è aperta, ma ai fondamentalisti non interessa discutere bensì soddisfare la propria agenda narcisistica. La reazione degli automobilisti francesi o italiani, o quelle dei direttori dei musei, indica anche una altra cosa. Ben presto, i fondamentalisti del clima potrebbero farsi male.

L’opinione pubblica occidentale non sostiene la loro causa perché si tratta di una visione che sostanzialmente è basata su un utopismo irrealistico. Il mondo non sta finendo. La Terra non è sull’orlo di una apocalisse climatica. L’inquinamento c’è e va regolato, ma da qui a sovvertire un intero paradigma economico che ha consentito al mondo globalizzato di prosperare, ce ne vuole.

Come abbiamo scritto altre volte, dietro i gesti più o meno eclatanti degli attivisti climatici c’è un profondo nichilismo. Questi giovani si ribellano perché si sentono inadeguati e perdenti. Sono cresciuti avendo tutto, cercano una causa per riempire il vuoto che sentono. Si sono trasformati in eco-guerriglieri non perché abbiano studiato dei dati o fatto ricerche scientifiche ma perché sono attraversati da un malessere profondo.

Il braccio violento dello Statalismo green

Ovvero il fatto di sentirsi sradicati rispetto ai valori della civiltà nella quale vivono. Dietro l’apparente anarchismo ambientalista, però, gli attivisti del clima rappresentano gli agenti del nuovo Statalismo green. Gli “utili idioti”, come li avremmo chiamati una volta, del complesso politico-economico che detta l’agenda climatica globale. Dai panel delle Nazioni Unite alle kermesse stile Cop27.

È una bolla economica costruita negli ultimi anni e saltata con la guerra in Ucraina. L’idea cioè che l’Occidente dovrebbe rinunciare al mix energetico. Privarsi delle proprie risorse. Ridurre il proprio fabbisogno. Rinunciare ai progressi del sistema agricolo e alimentare. Accettare il declino industriale. Il tutto, in una sorta di nuova palingenesi Verde.

Un modello statalista che si porta dietro le tasse green, il controllo delle risorse e quello della popolazione inteso in chiave demografica. Un mondo che gli utopisti climatici sognano dominato dalla Tecnologia Verde che però, come si è visto in Europa quando Putin ha staccato il gas, era un paradigma basato sulla menzogna.

In quanto la tecnologia green oggi è tanto costosa quanto inefficiente, mentre il mondo continua ad andare avanti con petrolio, gas, carbone e in parte con il nucleare. Cioè con le risorse che tengono in piedi il nostro sistema industriale e la civiltà occidentale.

Occidentalismo, l’odio contro la propria civiltà

È quindi evidente che quando gli attivisti climatici si incollano ai marciapiedi per bloccare il traffico stanno riducendo a una immagine simbolica quel modello ideologico di produzione che vuole ridurre la crescita invece di liberarla. Vuol gestire tutto regolamentando invece di lasciare libertà alle imprese  di competere sul mercato. E vuole trasformare il sistema produttivo occidentale cambiando la mentalità stessa delle opinioni pubbliche, tanto da determinarne i comportamenti in modo autoritario.

L’isteria ambientalista, il millenarismo dei movimenti come Extinction Rebellion, con le sue profetesse green intercambiabili in base alle necessità dei panel onusiani, rappresentano allora una sorta di braccio violento dello Statalismo green. Della sua pretesa di voler ‘salvare il mondo da se stesso’. Cioè sovvertire lo standard occidentale e il nostro modo di vivere grazie al catastrofismo climatico. E’ un nuovo irrazionalismo senza prospettive.

Forse gli attivisti radicali che si incollano ai quadri di Van Gogh sperano di guadagnarsi un posto nel nuovo establishment di Greenlandia. Ma la storia dimostra che di solito gli utili idioti sono i primi ad essere tolti di mezzo quando il nuovo paradigma statalista si costituisce come potere dominante.