Fino adesso la Brexit è stata un mezzo disastro
18 Febbraio 2023
Il punto dopo la Brexit. L’economia del Regno Unito quest’anno dovrebbe contrarsi dello 0,6%. Spingendo la Gran Bretagna, l’unico tra i più importanti paesi industrializzati, ad entrare in recessione. Il Fondo monetario internazionale ha declassato la crescita del paese di 0,9 punti percentuali. L’Fmi ha segnalato l’aumento dei tassi di interesse e l’aumento dell’imposizione fiscale.
Dall’ultimo aggiornamento del World Economic Outlook, si evince come il Regno Unito stia precipitando nella classifica dei paesi del G7. Mentre le prospettive degli altri membri G7 sono migliorate o quantomeno sono rimaste invariate da ottobre, il Regno Unito è l’unico a segnare un peggioramento. Il FMI ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per Stati Uniti, Germania, Italia e Giappone, lasciandole invariate per Francia e Canada.
Alla faccia della Brexit!
Complessivamente, quest’anno, il FMI prevede una crescita globale del 2,9%, 0,2 punti in più rispetto a quanto previsto a ottobre, mentre la proiezione per il 2024 è stata rivista al ribasso di 0,1 punti al 3,1%. Nel resto del pianeta, l’improvvisa riapertura della Cina apre la strada a un rapido rimbalzo delle attività economiche. E le condizioni finanziarie globali sono in via di miglioramento con l’inflazione che comincia a diminuire. Con l’indebolimento del dollaro rispetto al massimo di novembre, hanno tirato un modesto sospiro di sollievo anche i paesi emergenti e in via di sviluppo.
Nel frattempo, il cancelliere Jeremy Hunt sta affrontando crescenti pressioni politiche. Hunt dovrà elaborare un piano credibile per rilanciare la crescita dopo la defenestrazione del presidente del partito conservatore Nadhim Zahawi. Con l’aumento dei tassi di interesse, le tasse che salgono ed i prezzi dell’energia ancora alle stelle, le prospettive economiche del Regno Unito sono diventate più cupe.
Come se non bastasse, gli infermieri scioperano (come avevano fatto una settimana fa gli autisti delle ambulanze). Le scuole chiudono per gli scioperi del corpo docenti e i due principali aeroporti londinesi sono bloccati dalle agitazioni sindacali del personale di terra. Si fa sentire anche la mancanza di export verso l’Unione che incideva per più del 50% nella bilancia commerciale UK e qualcuno, sommessamente, comincia a pensare ad un nuovo referendum. Alla faccia della Brexit!