
Formazione e lavoro, patti chiari tra Stato e imprese

09 Febbraio 2025
di Ilaria Rizzo
L’Italia sta attraversando una fase di profonda trasformazione, segnata da sfide demografiche e tecnologiche sempre più complesse. Come evidenziato dal Rapporto INAPP 2024, è necessario un cambio di paradigma che ripensi il rapporto tra lavoro e formazione. Nonostante alcuni segnali positivi, l’analisi complessiva mette in luce diverse criticità . Se da un lato il Paese ha fatto progressi nella transizione dalle politiche passive a quelle attive, dall’altro permangono ostacoli strutturali che rallentano l’integrazione efficace tra formazione e lavoro.
Tra il 2019 e il 2022, il numero di persone che ha avuto accesso alle politiche pubbliche attive è aumentato significativamente. Un ruolo centrale in questo processo è stato sicuramente svolto dal Programma GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), che ha personalizzato gli interventi per favorire l’inserimento o il reinserimento lavorativo di milioni di individui. Il rapporto, però, sottolinea che la difficoltà nell’erogare percorsi formativi adeguati compromette l’efficacia complessiva delle politiche attive.
In particolare, emerge una mancanza di coordinamento strutturato tra servizi pubblici per l’impiego, imprese e percorsi formativi, rendendo complesso il superamento del divario tra domanda e offerta di lavoro. Le criticità si concentrano soprattutto nella fase successiva alla presa in carico dei beneficiari: la percentuale di coloro che riesce effettivamente ad accedere ai corsi di formazione è ancora troppo bassa. Questo dato desta preoccupazione, considerando che la partecipazione a percorsi formativi efficaci rappresenta un elemento strategico per facilitare la transizione occupazionale e l’integrazione nei nuovi contesti lavorativi.
Un altro aspetto critico è la scarsa alfabetizzazione digitale. Solo il 45,9% degli italiani possiede competenze digitali di base, rispetto a una media UE del 55%. Un divario preoccupante, soprattutto alla luce degli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il Decennio Digitale 2030.
Inoltre, una ulteriore sfida cruciale per il mercato del lavoro italiano è rappresentata dall’invecchiamento demografico: con un’età media di 48,4 anni, l’Italia è il secondo Paese più anziano al mondo dopo il Giappone, con una popolazione in età lavorativa destinata a diminuire; un calo che aumenterà la pressione sul già provato il sistema produttivo e previdenziale. Un forte investimento nella formazione continua è, dunque, indispensabile nel tentativo di attutire gli impatti di una nuova conformazione sociale.
In sintesi, il Rapporto INAPP evidenzia i tre fattori necessari al successo delle politiche attive: un’offerta formativa adeguata a livello territoriale, uno schema compartecipativo tra settore pubblico e privato, un sistema meno rigido e burocratico. È fondamentale rafforzare la cooperazione tra istituzioni, imprese e mondo accademico, migliorare l’accesso alla formazione digitale e rendere l’apprendimento permanente una realtà concreta per tutti i lavoratori. Solo così sarà possibile costruire un mercato del lavoro dinamico e sostenibile, capace di garantire un’occupabilità duratura alle generazioni future.