
Futura Expo, parla il presidente Saccone

24 Febbraio 2025
di Ilaria Rizzo
Dal 7 al 9 marzo, Brescia ospiterà la terza edizione di Futura Expo, l’esposizione italiana dedicata all’economia sostenibile e alla transizione green. In un momento storico di revisione critica degli ambiziosi obiettivi europei di decarbonizzazione, Futura Expo è un importante punto di riferimento per il confronto tra imprese, istituzioni e comunità, su questioni chiave come il mercato, l’innovazione, lo sviluppo sostenibile, la doppia transizione energetica e digitale.
Ne abbiamo parlato con Roberto Saccone, presidente della Camera di Commercio di Brescia, a margine della presentazione di Futura che si è svolta a Roma, presso Palazzo Piacentini, sede del Mimit.
Presidente, oggi la sostenibilità è ancora un obiettivo condiviso?
Per molti esperti la decarbonizzazione entro il 2050 è un obiettivo addirittura poco ambizioso, considerando il continuo aumento delle temperature globali e delle emissioni di gas climalteranti. Gli obiettivi finali della transizione, dunque, non possono e non devono essere messi in discussione, se mai sono le modalità e i supporti con cui raggiungere quegli obiettivi che vanno rivisti.
Cosa intende?
La questione è che molte imprese non possono affrontare da sole investimenti di tale portata. Il tema della sostenibilità s’intreccia con le strategie europee, inclusa la questione del debito comune. Il Rapporto Draghi indica con chiarezza la direzione da seguire.
Si riferisce alla discussione sulla neutralità tecnologica?
La questione è che imponendo dall’alto tempi e modalità della transizione si rischia soltanto di favorire i competitor internazionali che hanno una posizione dominante sul mercato, penalizzando l’industria europea. L’Unione europea può fissare gli obiettivi e creare un contesto favorevole, ma deve essere il mondo della ricerca, dell’innovazione e dell’impresa a individuare le soluzioni tecnologiche migliori per raggiungerli. Sono convinto che a queste condizioni le imprese continueranno a investire su un modello di sviluppo sostenibile, già ampiamente adottato. Per questo è necessaria una revisione strategica del Green Deal.
Altrimenti?
Pensi all’automotive. A Brescia, che rappresenta il secondo polo nazionale della componentistica, le scelte fatte in Europa hanno avuto conseguenze significative. Nel momento in cui si è sottovalutato il principio di neutralità tecnologica, sono state favorite tecnologie di cui non siamo padroni, a vantaggio di competitor molto più forti. Questo sta mettendo in difficoltà un settore che vale il 5-6% del PIL europeo e che rappresenta un concentrato di innovazione tecnologica. Una sua crisi avrebbe ripercussioni enormi su tutta la filiera produttiva, ben oltre l’automotive.
Insomma, la sostenibilità è ancora sostenibile?
Resta un obiettivo importante, ma va perseguita con strumenti concreti e analisi di impatto approfondite. Sulla base dei risultati di queste valutazioni, sarà necessario prevedere adeguamenti specifici per ciascun settore economico e produttivo.