Giù le tasse? Crescita, tagli alla spesa e non fare altro debito
04 Agosto 2022
Le tasse. Mentre la pace fiscale si rivela una chimera e i contribuenti si preparano a pagare pure sotto l’ombrellone, si possono confrontare le proposte di politica fiscale dei partiti in campagna elettorale.
Per il Movimento 5 Stelle c’è poco da dire. Il partito di Conte vuole continuare a pagare il reddito di cittadinanza con i soldi dei contribuenti. Il Pd di Enrico Letta, fresco di accordo con Azione di Carlo Calenda, propone la patrimoniale sui plurimilionari per pagare il bonus ai diciottenni.
Calenda aveva promesso di azzerare l’Irpef e altri balzelli agli Under 26, per poi dimezzarle agli Under 30. Una volta diventato junior partner del Pd, Calenda ha firmato un accordo dove queste proposte sembrano sparite. In compenso torna il richiamo della sinistra alla progressività dell’imposizione fiscale, mascherata dietro il mantra del ‘non alzeremo le tasse’.
Italia Viva propone invece il modello della imposta negativa, già avanzato in passato da Forza Italia. Il centrodestra infine ha messo la riforma fiscale nella sua bozza di programma per il Governo del Paese, puntando su Flat Tax, pace fiscale, NO alle patrimoniali.
Non c’è dubbio che al nostro Paese serva una riforma fiscale. Da calendarizzare dopo la prossima legge finanziaria, messa a rischio dai tempi di formazione del nuovo Governo. Ma come si può rivoluzionare il sistema fiscale che abbiamo rendendolo meno oppressivo, più efficiente e funzionale?
La Flat Tax di per sé non è una cattiva idea e rappresenterebbe uno scarto con il sistema attuale. Il problema di qualsiasi proposta di riforma del fisco però sono le coperture. Sappiamo che le tasse si possono abbassare se una economia cresce, ma fino adesso le proposte arrivate dai partiti su questo fronte appaiono limitate. E secondo le previsioni il Pil potrebbe scendere sotto un punto percentuale nel 2023.
Dunque da dove potrebbero arrivare le coperture per la riforma fiscale? La strada maestra dovrebbe essere la spending review, tagliando la spesa pubblica. In questo modo eviteremmo di accumulare altro debito. Le politiche in deficit infatti non sono sinonimo di tagli fiscali.
Peccato che dalla dote ai diciotteni alle pensioni per i sessantenni, passando per la ‘revisione’ del reddito di cittadinanza, il tema sia sempre quello di scaricare altro debito sulle nuove generazioni.
Insomma finché i partiti, anche quelli tradizionalmente orientati a riformare il fisco, non definiranno un convincente quadro di finanza pubblica, la rivoluzione fiscale sarà un problema più che la soluzione.