Gli aiuti militari all’Ucraina da parte dell’Italia
26 Gennaio 2023
L’Ucraina si è svegliata di nuovo sotto la rabbiosa risposta da parte di Mosca alla notizia dell’invio di armi, carri armati Leopard 2 di fabbricazione tedesca e Abrams americani. Una trentina di missili russi contro le città , le infrastrutture e la popolazione dell’Ucraina. Alcuni abbattuti così come i droni, segno della sempre più efficiente contraerea di Kiev. Accantonata, messa da parte la possibilità di colloqui di pace. La parola dalla diplomazia è passata del tutto in mano alle armi.
Dal vertice dei giorni scorsi della Nato in Germania, l’Occidente, rappresentato da oltre 50 paesi, ha deciso di continuare a inviare nuovi aiuti militari all’Ucraina contro la guerra di aggressione dei generali di Mosca. In prima istanza Stati Uniti, Inghilterra e Germania e via via tutti gli altri Paesi aderenti all’Alleanza atlantica. Prima dell’inizio della guerra non erano pochi gli stati che criticavano il ruolo e il futuro della Nato. La sua inutilità . Ed oggi, il rapido dietrofront.
Della serie ci siamo sbagliati. Non solo, anche due Paesi storicamente neutrali hanno chiesto di entrare a far parte dell’Alleanza. Vale a dire Svezia e Finlandia. Come dire, la storia viaggia veloce. Da Berlino, l’annuncio che una compagnia di Leopard 2, considerati tra i migliori carri armati in circolazione, sarà operativa a fine marzo nei teatri di guerra in Ucraina. Preceduti dagli Abrams americani.
Gli inglesi da parte loro hanno annunciato di aver inviato interi squadroni di elicotteri da combattimento Challenger. Praticamente tutti i Paesi della Nato stanno inviando, continuano a farlo, aiuti militari, moderni ed efficaci per contrastare la grande nuova offensiva della Russia che, dicono gli analisti, scatterà nei primi mesi della primavera. Insomma nonostante le perdite l’esercito di Mosca come sempre è avvenuto nella storia va avanti. Supportato anche da una campagna fatta di minacce continue di cui è stato oggetto anche il nostro paese. L’ambasciata di Mosca a Roma continua a mostrare i mezzi militari italiani distrutti in fiamme.
Sarà vero? In un Paese senza libertà qualche dubbio in proposito è bene averlo. Ma l’Italia comunque rimane accanto agli alleati occidentali nell’invio di aiuti militari, armi e tecnologie, a sostegno di Kiev. Fino ad oggi il nostro paese ha stanziato in armamenti e aiuti all’Ucraina oltre un miliardo di euro. Il che non è certo irrilevante. In attesa del sesto decreto di sostegno a Kiev. si è deciso di inviare alle forze armate Ucraine un’unità del sistema terra-aria denominato Samp-T. Una decina di missili. Pezzi d’artiglieria. Carri di movimento e gruppi elettrogeni. Si tratta di mezzi altamente tecnologici.
Non mancano i soliti mal di pancia per queste decisioni che appartengono per lo più al gioco delle parti. Un po’ di ‘sano antiamericanismo’ che non ha mai abbandonato una parte politica del nostro paese. dagli anni Sessanta ai nostri giorni. Il gioco è fatto. Critiche più da talk show televisivo che vera politica fatta con i piedi per terra. Ma tant’è.
Tornando alla realtà . Il nostro paese la sua parte la sta comunque facendo. Su diversi scenari. Roma ha fornito fino adesso e continua a farlo una assistenza specifica a livello di avanzate tecnologie ai militari di Kiev. Informazioni e sistemi satellitari utili per una guerra moderna. Sarà anche per questo che l’ambasciata russa a Roma ce l’ha così tanto con l’Italia? Il tutto, è bene segnalarlo, in una linea di continuità con le decisioni prese in merito dal governo Draghi.
In sostanza l’Italia continuerà ad inviare armi all’Ucraina per tutto il 2023. Sono così in arrivo “pezzi” militari tra i più pregiati, dicono gli analisti della difesa italiana, ora inviati ai militari di Kiev. L’Italia è stata citata nei suoi ringraziamenti dal presidente americano Biden per i mezzi che sta fornendo nell’aiuto all’Ucraina. Ringraziamenti, testualmente, “per il continuo intensificarsi dell’impegno”, in tal senso. Ci sono inoltre altri aspetti che riguardano il ruolo dell’Italia.
Non solo o per meglio dire accanto agli aiuti militari a Kiev. Roma è particolarmente impegnata nel ruolo di pattugliamento, controllo del Mediterraneo con i mezzi della Marina militare. Navi da combattimento, sommergibili e portaerei. Un impegno senza precedenti per gli uomini e donne della Marina, visto la politica più che aggressiva e minacciosa delle unità navali di Mosca. La cronaca ci ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, gli ormai diversi casi in cui si è sfiorato l’incidente per non dire il confronto militare con le navi da guerra e gli aerei russi.
Questo riguarda diversi paesi, tra cui l’Italia, che comunque per le sua posizione geografica risulta più che esposta in questo senso. Il nostro paese è bene ricordarlo possiede una delle forze navali più potenti al mondo. Navi e portaerei sono lì a dimostrarlo, se mai ce ne fosse bisogno. E’ questo un aspetto secondario rispetto all’impegno e al sostegno della guerra Ucraina? Non proprio visto che il confronto avviene, sta avvenendo, sempre con Mosca e la politica aggressiva del Cremlino passa sicuramente attraverso il Mare Mediterraneo.
In questo senso l’Italia si è sempre dimostrata un partner più che affidabile con gli alleati atlantici. La Storia ce lo insegna. Dal Mare Mediterraneo ai Balcani. L’Italia è impegnata ormai da più di vent’anni, fin dall’inizio, praticamente, nello scenario innescato dalla dissoluzione dell’ex Jugoslavia comunista dell’allora leader indiscusso Tito. Si disse l’ultima guerra nel cuore dell’Europa. Con l’inizio del 24 febbraio dell’anno scorso, e con il tentativo dell’invasione russa dell’Ucraina, si è visto che non è stato così.
Nelle missioni di pace i nostri militari sono stati più che impegnati a garantire nel corso degli ultimi anni la pace e la stabilità in questi territori così pesantemente colpiti dalla violenza della guerra. Bosnia e Kosovo. Tutte e due a maggioranza musulmana. Tutti e due paesi dove la Serbia cristiana ortodossa rivendica territori. Un clima di tensione che si è riacceso in quest’ultimo periodo. Belgrado con popolazione slava è da sempre, storicamente legata a doppio filo con l’etnia slava dei russi.
La leader del governo del Kosovo, Vjosa Osmani, è giunta nel nostro paese in visita ufficiale. Ha espresso preoccupazione circa la politica aggressiva di Belgrado, in sostanza ha chiesto sostegno al governo di Roma. La guerra nel Kosovo è finita da più di venti anni fa ma, a quanto pare, il fuoco cova ancora sotto la cenere. In Bosnia si ricordano ancora le stragi perpetrate dai paramilitari serbi. L’assedio di Sarajevo che provocò decina di miglia di vittime.
Oggi qualcuno ha affermato che la stessa Bosnia rischia la frantumazione se le mire di Belgrado sui diversi territori saranno raggiunte. E la Serbia rivendica apertamente quei territori. Due considerazioni. I Balcani sono vicini, pericolosamente vicini al nostro paese. Troppo per non sentirsi impegnati. Le forze militari migliori e in numero consistente sono presenti sia in Bosnia che in Kosovo.
Tutto complicato dal fatto che la Serbia è uno dei più validi alleati della Russia. Slavi storicamente tutte e due i paesi. Le nuove armi, missili compresi forniti a Belgrado sono di fabbricazione russa e cinese. Come si vede, lo sforzo logistico e militare dell’Italia è rappresentato su diversi fronti. C’è infine da segnalare che per quanto riguarda la guerra in Ucraina lo scenario di sostegno militare a Kiev stà rapidamente cambiando.
Qualcuno ha detto che all’inizio bisogna aiutare gli ucraini per salvarli, oggi bisogna sostenerli con gli aiuti militari per aiutare a vincere una guerra che non hanno voluto ma che hanno subito e che stanno combattendo da quasi un anno.