Goldman Sachs avverte: “L’Europa non è fuori dalla crisi energetica”
15 Novembre 2022
L’Europa non è ancora fuori dai guai per quanto riguarda gli effetti della crisi energetica. I prezzi del petrolio sono infatti destinati a salire all’inizio del prossimo anno. A mettere in guardia i paesi Ue è Jeff Currie, capo delle materie prime globali di Goldman Sachs.
In un’intervista con la CNBC, Currie ha sottolineato gli elementi di fragilità dello scenario europeo. Anzitutto la carenza di approvvigionamento di petrolio. Il bando Ue sul petrolio russo si fa sempre più vicino e concreto e, se la Russia reagisse alla messa in campo di un tetto al prezzo massimo, i costi schizzerebbero.
Un orizzonte complesso, reso ancora più complicato da altri fattori, come l’uscita progressiva della Cina dalle politiche di lockdown, il rallentamento della produzione di scisto americano e lo stop del rilascio di petrolio dalla US Strategic Petroleum Reserve. Uno strumento, quest’ultimo, che l’amministrazione Biden ha utilizzato per frenare i rialzi del prezzo del petrolio dallo scorso mese di maggio.
Currie mette in guardia l’Europa insomma: i prezzi del petrolio potrebbero essere un problema già a dicembre. Una precedente stima di Goldman aveva già indicato che il greggio Brent avrebbe raggiunto la cifra record di 115 dollari al barile.
Nel frattempo, l’Europa ha accumulato scorte di gas naturale e aumentato gli acquisti di Gnl in previsione dell’inverno. Una strategia che contribuirà a frenare le carenze di approvvigionamento derivanti dal taglio delle forniture di gas russo, ma i problemi a lungo termine persistono.
L’Europa, secondo Currie, “ha fatto i preparativi, se ne è occupata. Ma non ha affrontato il problema della prossima estate e del successivo inverno, quindi c’è ancora un problema strutturale là fuori che devono affrontare. Non siamo ancora fuori pericolo a medio o lungo termine”.
Una questione, quella energetica, con la quale i paesi europei si troveranno a dover fare i conti anche una volta gestita l’emergenza. Va sviluppata una strategia a lungo termine, orientata ad abbandonare sempre di più la dipendenza dalla materia prima russa e a diversificare le fonti di approvvigionamento, in un contesto geopolitico sempre più complesso.
Sì quindi a nuove trivellazioni, come già stabilito dal governo Meloni con il Dl Aiuti Quater. Ma anche a nuove infrastrutture strategiche, come i rigassificatori e i termocombustori. E’ inoltre sempre più urgente proseguire sulla strada già avviata, tanto in Europa quanto in Italia, della ricerca di nuovi partner energetici. E’ notizia di ieri che il Mozambico ha inviato in Europa la sua prima nave carica di Gnl. Più fonti di approvvigionamento alternative significano più sicurezza energetica per i singoli paesi.