Il Nord che tira l’export e la politica che insegue

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Il Nord che tira l’export e la politica che insegue

Il Nord che tira l’export e la politica che insegue

21 Agosto 2022

L’export è una voce fondamentale del Pil e il Nord gioca la parte del leone in questa costruzione della ricchezza italiana. Sulle stime della crescita di quest’anno, tre e mezzo per cento, le esportazioni incidono in modo rilevante. Nel 2021 l’export ha fatto 516 miliardi. Nel primo semestre di quest’anno, l’incremento in valore è stato di 56 miliardi. Non è ottimistico pensare che sul 2022 l’export potrebbe sfondare i 600 miliardi.

Le province del Nord e l’export

Dietro questi numeri c’è lo sforzo imprenditoriale e il dinamismo dei ceti produttivi nel Nord Italia. Nel primo trimestre del 2022 le prime nove province per esportazioni sono al Nord. Milano, Parma, Brescia, Torino, Vicenza, Modena, Bergamo, Gorizia e Varese. L’impatto complessivo che questa parte del Paese ha sulle esportazioni è di circa 9 punti percentuali.

La Lombardia (+23,6%) da sola contribuisce per il 6,2% alla crescita su base annua dell’export nazionale. Ha aumentato le vendite verso la Germania (+30,3%), gli Stati Uniti (+38,5%), la Francia (+19,3%) e la Spagna (+28,2%). Insieme al Veneto, incide per 2,2 punti percentuali sulla crescita delle esportazioni nel comparto dei metalli di base e dei prodotti in metallo. Colpisce quindi che la politica sia lontana da questi elementi trainanti della nostra economia.

Il ritardo della politica

Nei programmi dei partiti non c’è una idea forte per valorizzare l’export. Il tanto decantato made in Italy. Ascoltiamo molte proposte di intervento da realizzare attraverso la spesa pubblica, facendo altro debito. Alcune di queste proposte sono demagogiche, altre inutilmente divisive. Ma sul caro energia e la sostenibilità, sulla trasformazione digitale e tecnologica, cosa faranno i partiti nei primi cento giorni di governo?

L’impressione è che la politica continui a sottovalutare la Questione Settentrionale. La forza che può sprigionarsi dalla geografia industriale e produttiva più avanzata, innovativa, competitiva che abbiamo. I partiti ascoltino il ‘partito del Pil’ orfano di Draghi e della volontà di far crescere l’Italia. Diventiamo un Paese moderno e capace di affermarsi con un successo ancora maggiore sui mercati internazionali.