Il Qatargate non si risolve solo con le manette

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Il Qatargate non si risolve solo con le manette

Il Qatargate non si risolve solo con le manette

11 Febbraio 2023

Nuovo capitolo del Qatargate, con l’arresto di altri due europarlamentari, uno belga e uno italiano. La procura belga continua ad applicare un metodo che conosciamo perbene in Italia. Arresti e carcerazione preventiva per spingere i sospetti a confessare o pentirsi, così da permettere ai giudici di allargare le indagini.

“Il principio democratico della presunzione di innocenza ha lasciato il posto al tintinnar di manette”, scrive il Foglio. Mentre la procura belga spicca i mandati di arresto e si continua a indagare, in Italia c’è spazio per ex magistrati che hanno fatto e fanno politica. Alzano la voce sui social, con le loro dichiarazioni alimentano la cultura del sospetto. Spingendo una classe politica che a livello locale resta debole a fare dichiarazioni come se le sentenze fossero già scritte.

In Italia dopo Mani Pulite la politica non ha mai riconquistato una piena autonomia dal potere giudiziario. “Il magistrato si autopromuove avanguardia politica che interpreta i bisogni della società civile,” scrive il Riformista tornando alle radici del giustizialismo. Il magistrato “demistifica valori e privilegi delle classi dominanti, tutela dagli abusi i ceti meno abbienti e lavora alla realizzazione di una via giudiziaria per la costruzione di una società più giusta”.

Ma il giustizialismo, da solo, non offre le risposte che servono a cambiare passo. Da solo, alimenta il populismo. In Europa non si può pensare di risolvere il Qatargate unicamente con le manette e con gli arresti. Nessuno ci ha ancora spiegato su quali valori si reggeva questo Europarlamento amico di servizi arabi e regni islamici. Quali valori, quale visione, quale idea di Europa? A qualcuno interessa dare risposte a queste domande?